"Lo sport è come la vita"
Facevo il quinto anno di liceo. I nostri rappresentanti d’Istituto organizzarono un’assemblea scolastica davvero originale e meravigliosa. Assemblea sportiva. Di quell’assemblea, complessivamente ben riuscita nel mix tra conferenze e attività sportive concrete (anche di sport meno conosciuti e praticati), una conferenza in particolare mi è rimasta impressa, e la conservo sempre come uno dei ricordi più belli e importanti della mia vita: da studente ma, soprattutto, da ragazzo che ancora doveva (e deve) crescere, e quindi cercare di capirci qualcosa di tutto quanto! E la cosa interessante è che questo possa accadere anche grazie ad una persona che ti parla di sport! Che ti parla di calcio, di ciclismo, di tennis, di atletica, di ginnastica, di tutto il mondo sportivo, a volte, troppo spesso anzi, sottovalutato e relegato a cosa di poco conto, bollato come “sono discorsi futili”. Se qualcuno quella mattina era con me, seduto nella sala del cinema Aurora di San Sepolcro ad ascoltare Nando Sanvito, famoso giornalista sportivo di mediaset, avrebbe sicuramente cambiato le proprie valutazione sul mondo dello sport, o, come è capitato a me, gli avrebbe dato la conferma che quando si parla di sport, poi, sotto sotto, non si è così banali o scontati. Tutt’altro.
Quel giorno Nando Sanvito fece una conferenza davvero eccezionale: scorrevano video nel maxi schermo, impreziositi dai suoi racconti, e andavano a comporre un puzzle fatto di imprese sportive storiche, uniche, ma anche di momenti brutti, tragici, e squallidi. Il “movimento Cassina” con il quale il nostro Igor Cassina vinse l’oro ad Atene 2004, si alternava a partite di calcio (dei nostri campionati) palesemente taroccate, indice di corruzione e scommesse! Tutto questo per portare avanti la tesi che il giornalista aveva presentato ad inizio convegno, e che poi, attraverso queste mirate e azzeccate argomentazioni, era riuscito a far avvalere nel migliore dei modi: lo sport è come la vita, ne costituisce una delle metafore più belle e più vicine, concrete e arrivabili per tutti. Non si è risparmiato anche di dare, attraverso questa tesi, dei profondi consigli ai tanti studenti che erano li ad ascoltarlo, sottolineando anche che il suo essere giornalista non significava solamente solcare i campi di calcio più famosi al mondo, o intervistare i top dei top giocatori del pianeta, ma soprattutto essere in quel luogo, quella mattina, a “raccontare sport” ai ragazzi. Quindi “a raccontare la vita”, come lui sosteneva. Per poter imparare qualcosa e crescere.
Arrivo al dunque. Ieri sera ero in casa. Turno infrasettimanale del campionato. Volata decisiva per lo scudetto. Da appassionato tifoso milanista, seguivo in contemporanea il Milan impegnato con l’Atalanta, e la Juve con il Lecce. Da appassionato di calcio, ho seguito via via anche quello che succedeva negli altri campi. Un Delio Rossi che in Fiorentina Novara prende a botte un suo giocatore, appena sostituito. Dopo la morte di Morosini il nostro calcio si è fermato. Ma per fare cosa? Mi chiedo a questo punto: per riflettere? e i risultati dove sono? Le assurde scorribande di tifosi invasati e teppisti a Marassi oppure i dirigenti della Lazio in campo a Udine a fine partita a combinare il putiferio più incomprensibile, oppure a conclusione il fattaccio di ieri sera? E’ questo che portano le nostre riflessioni? Le riflessioni di tutto il mondo del calcio, e non? Complimenti. “Lo sport è come la vita”. Ci va a braccetto. Lo sport è fatto di emozioni forti, di sensazioni, di sorrisi e gioia, ma anche di lacrime, è fatto di vittorie, a volte di veri e propri miracoli, ma anche di sconfitte, è fatto da chi si rialza e chi non ci riesce; è fatto purtroppo anche di violenza gratuita, pericolosa, di gente che si picchia e si mena. La vita lo stesso, medesimo elenco di cose. Cosa ha da dirti un evento sportivo? Tantissimo, nel bene e nel male. Può farti capire dove sta il senso di una cosa, il significato di un’altra. “Non disonorare tuo padre”: non è solo un comandamento, ma dovrebbe essere un credo educativo. Ljalic, l’attaccante della fiorentina, ieri sera l’ha fatto; ha preso in giro il suo allenatore, e questo l’ha menato di santa ragione, in preda ad uno scatto nervoso. Bambini viziati, padri istintivi e senza polso. “Come la vita”.
Vengo ora a spiegare il perché dell’immagine di Buffon, che apre questo post. Nella vita, si sa, ogni nostra azione porta a delle conseguenze, e, a volte, queste conseguenze si ripercuotono su di noi anche in modo negativo. Non solo per farci soffrire, ma anche darci la possibilità di cambiare, proprio passando attraverso questa sofferenza. Il nostro Buffon, ormai nel lontano scontro diretto per lo scudetto giocato a San Siro, tira fuori, durante un’azione di gioco, il pallone dalla propria porta, palesemente ed oggettivamente entrato: gol del due a zero Milan. Il buon senso dice che avresti potuto andare dall’arbitro ed avvisarlo che effettivamente era gol; ma non lo fai, ingiustamente, ma comprensibile, perché non lo fa nessuno, e perché non è compito tuo: tu devi parare i palloni, non convalidare i gol. Ma da questo ad affermare pubblicamente a fine partita, che se fosse riaccaduto, avresti fatto la stessa cosa, ce ne passa! Va bene quello che pensi, Gigi, ma tieni per te i tuoi pensieri. Essere sinceri è apprezzabile, ma a volte “la verità non basta” (come dice Batman nel finale del capolavoro di Nolan, Il Cavaliere Oscuro), “la gente merita di più”. A volte occorre stare zitti, e tenersi i propri pensieri per sé, soprattutto quando questi sono fuori luogo, e pericolosamente fuorvianti, per chi ti ascolta e per chi ti vede come un esempio da seguire, come tantissimi ragazzi che giocano al calcio nel nostro paese. Insegnare loro a “barare”, perché di questo si tratta, non è per niente una bella cosa. Un conto è basarsi su un’azione di gioco, che può essere valutata in mille modi, e su un comportamento “non proprio etico” di un giocatore, al quale puoi trovare un sacco di attenuanti o scusanti, anche, ripeto, condivisibili. Altro conto è dare credito al tuo atto, con le parole, espresse poi in mondo visione. Forse era meglio nascondere questa tua verità: chissà un giorno avresti preso atto di un gol fatto e saresti andato dall’arbitro a correggerlo, prendendoti i fischi di tutto lo stadio, ma camminando a testa alta, da vero uomo. “Lo sport è come la vita”. Sta di fatto che ieri sera al corso della vita, fatto di azioni e conseguenze, neanche il nostro Gigi Buffon è potuto scampare. E ha subito le conseguenze: palla regalata a Bertolacci, e gol dell’ 1 a 1 Lecce, che riapre il campionato. Prima o poi la scontiamo sempre. Nello sport come nella vita.
Ora la corsa scudetto è più bella che mai. Il giusto modo per farci apprezzare la bellezza dello sport, della sua passione, quella coerente e necessaria, che smuove gli animi. Come nella vita.
“Fate sport, qualsiasi sport, entrate a far parte di questo mondo, non in modo eccessivo, ma misurato, equilibrato. Fatelo nel modo più corretto e giusto possibile. Fatelo con la vostra testa, con discernimento. Con un obbiettivo. In questo modo potreste capire di più la Vita. E la vostra vita.”
(parafrasato, il messaggio finale di Nando Sanvito. E mio.)