A volte il calcio è molto di più...

13.11.2012 19:58

Spesso ci chiediamo quale sia il valore dello sport. Cosa può darti o trasmetterti un evento sportivo, cosa può insegnarti; e soprattutto cosa si può ricavare di positivo da uno sport come il calcio, adombrato da una moltitudine di “peccati”, eppure ancora oggi e soprattutto in Italia, il più chiacchierato, sette giorni su sette e in ogni ambiente: risultando stucchevole.

Il calcio sì, lo sport più amato in Italia, e proprio per questo anche il più odiato, da chi a questo sport si oppone categoricamente, a volte - spesso per i tempi che corrono- giustamente, a volte solo per partito  preso, e con argomentazioni superflue: cosa ci si può ricavare?

Ecco, capita, forse troppe poche volte - ma sta di fatto che capita- che il calcio si erga al di sopra di queste eterne diatribe che lo coinvolgono, dimostrando in poco tempo, nell’arco di una partita o anche meno, tutta la sua bellezza e potenza. E delle grandissime possibilità umane che può offrire. È quanto successo una settimana fa in Scozia, al Celtic Park di Glasgow, stadio del Celtic Glasgow: per chi ha visto quelle immagini, difficilmente le dimenticherà. La squadra di casa festeggiava in quell’occasione i 125 anni della sua storia, e non ci poteva essere serata migliore per onorarla: una sfida di Champions League, la massima competizione calcistica a livello di club, con la squadra, attualmente, più forte del mondo, il Barcellona di Lionel Messi e compagnia. Lo stadio pieno, senza nemmeno un seggiolino vuoto, creava, con la partecipazione di ogni persona andata lì per vedere la partita e tifare la propria squadra, un’atmosfera unica di partecipazione, di gioia per poter evadere da quel mondo che spesso soffoca con i suoi mille problemi. E ci siamo anche noi, insieme ai tifosi scozzesi: per un po’ si stacca la spina, e ci prendiamo stralci di soddisfazione interiore, che possono essere piccoli rispetto ad altri spettacoli che la vita ci offre, ma pur sempre di valore. Assistiamo all’impresa della nostra piccola squadra del cuore che batte il Barcellona degli alieni: nel calcio, come nella vita, contano di più le motivazioni, il cuore, la passione e l’impegno che ci mettiamo nel fare le cose. Primo insegnamento.

Assistiamo alla storia di Watt, che vi faccio raccontare da questo signore qua, che la conosce meglio di me.

 “La storia di Watt è singolare: l'Airdrie aveva pochi giocatori e pochissimi soldi. Quindi la sua dirigenza mise un annuncio sul giornale locale per reclutare talenti, o atleti che volessero provare con il calcio. Ricevettero circa 30 risposte una delle quali era di Tony, ragazzo che giocava a pallone solo al parco, con gli amici, e la cui esperienza si era limitata a poche e disorganizzatissime leve giovanili locali. Nessuna cultura di squadra, nessuna esperienza tattica: Watt si era presentato al provino in scarpe da calcetto… Boyle lo vede e lo manda in campo due settimane dopo con l'Under17. Watt segna subito due gol e viene promosso prima ancora di compiere i sedici anni nella Under19 continuando a segnare ininterrottamente. Poi fa il suo esordio in prima squadra, una prima squadra di appena tredici giocatori: Tony entra e segna due gol contro il Cove, poi altri due contro il Partick.

"Caro ragazzo — gli dice Boyle dopo un anno e tre mesi — qui non abbiamo nulla da darti, né da insegnarti. Ti faccio andare al Celtic, buona fortuna". L'Airdrie per il disturbo guadagna 100mila sterline e Watt, che ancora non ha la patente, ottiene uno stipendio da 1200 sterline la settimana (circa 1500€) e un'utilitaria per giocare nella squadra per la quale la sua famiglia fa il tifo.

Tony fa il suo esordio con il Celtic e segna contro il Motherwell (due gol in cinque minuti entrando dalla panchina), poi torna tra i giovani e gioca scampoli di gara, segnando ancora, ogni volta che entra dalla panchina. Ieri, al suo esordio in Champions League, firma un gol in contropiede su pallone gentilmente concesso dalla difesa blaugrana.

Un ragazzo di 18 anni che fino a due anni e mezzo fa giocava nel parco cittadino di un sobborgo del North Lancashire, scende in campo di fronte a 55mila persone con la maglia della squadra per la quale tifa da quando è nato, e che festeggia il suo 125esimo anniversario, segnando un gol al Barcellona al proprio esordio in Champions League.” (Stefano Benzi, Eurosport.it)

Lo sport offre questa grande possibilità: far avverare dei sogni che sembrano impossibili. Quello che si è verificato quella sera per Watt è stato un sogno trasportato nella vita reale; quello che da piccolo solo pensarlo ti sembrava impossibile, è diventato possibile, tangibile, autentico.

Con le dovute proporzioni, un miracolo. Secondo insegnamento.

A volte il calcio è molto di più di chiacchiere da bar, di audience televisivi, di atti di vandalismo, di truffe e soldi sporchi, o semplicemente di tanti troppi soldi, di fissa cronica o dipendenza di chi non può farne proprio a meno.

È molto di più. E la serata di Celtic - Barcellona è qui per ricordarcelo.