8° GIORNATA Campionato 2013/2014

21.10.2013 17:20

Tifosi di Juventus e Napoli si allarmano per aver perso due partite ed essere scesi a meno 5 dalla vetta. Manco fosse la penultima giornata. La corsa è lunga, e si sono visti vincere campionati anche con più punti di differenza dalla seconda. È comunque un dato di fatto che questa Roma, ora lo si può dire, è da scudetto: perché vincere in sequenza con Inter e Napoli, segnando 5 gol e non subendone alcuno, è un indizio, anzi sono due, che possono costituire una prova. La forza della squadra di Garcia è non sapersi accontentare, è spingere sempre al limite, per vincere, solo per vincere, per prendersi tutta la posta in palio. Non è remissiva la Roma, non trotterella, ma corre, non si accontenta, e ama più la porta della squadra avversaria che la propria. E sono qualità importanti, se non decisive. Ma soprattutto, la cosa più importante, la Roma è una squadra: e quando sei una squadra, vera e propria, puoi veramente andare avanti senza che nessuno ti fermi. E tutto gira a tuo favore, gli incidenti che possono occorrere durante una partita riesci a catalizzarli in senso positivo e annullarli, senza che provochino conseguenza dannose: così un Pandev lanciato a rete è incantato da uno splendido De Sanctis, e Insigne allo stesso modo si dimentica di inquadrare la porta, o l’arbitro vede un rigore che non c’era (alla moviola, forse a velocità normale anche sì), ecc... La Roma, dimostrando di avere tante frecce per il proprio arco, e una mira invidiabile, se non riesce a segnare su azione, lo fa con una punizione e un rigore, appunto: 2 a 0, festa finita, si pensa alla prossima, che può significare eguagliare il record di 9 vittorie nelle prime 9 giornate che appartiene alla grande Juve di Fabio Capello, quella del 2005/06. Ce la farà? Forse sì. Ma c’è un ultimo esame da superare per la truppa di Garcia, sempre che si verifichi: superare lo scotto psicologico di una probabile e possibile sconfitta. Da come reagirà, si capirà veramente di che pasta è fatta questa Roma. Intanto la soluzione a questo problema l’hanno già trovata: vincere sempre! Invece la Juve dai mille alibi e troppe chiacchiere che non fan farina del suo allenatore prende una sonora batosta a Firenze dopo aver dominato in lungo e in largo per circa un’ora la partita. Denuncia superficialità mentale, e veramente poca esperienza: la BBC ha dimostrato di essere un’ottima difesa in questi anni, e sicuramente ancora lo è, ma non riuscire a reggere psicologicamente un ritorno furioso della Fiorentina, cioè un pareggio, il momentaneo 2 a 2, venuto fuori più per meriti di arbitro e Giuseppe Rossi, che demeriti della Juve, è segno di poca forza mentale: non puoi perdere l’equilibrio così facilmente, il terzo gol è nato da un movimento difensivo degno di una partitella di bambini! Poi il quarto ci sta, quando spingi, ti apri, e la Fiorentina ha giocatori che con i piedi fanno meraviglie: tocco sopraffino di Borja Valero che lancia Cuadrado, scatto poderoso palla al piede verso la porta, altro tocco di classe per l’accorrente Rossi che non fa altro che insaccare. Una bellezza, calcisticamente parlando. Conte deve rimettere i cocci al posto, perché Cristiano Ronaldo e Carletto bussano alla porta. La Lazio affronta la prima minicrisi dell’era Petkovic, sembra non avere più smalto, sembra che quella vittoria ottenuta nella finale di Coppa Italia contro la Roma abbia così riempito gli stomachi di tutti quanti che ora, appesantiti, fanno fatica a correre e ad essere lucidi: la rivale per eccellenza è distante 13 punti, e potrebbe vincere lo scudetto! Io non starei tanto a guardare, e ad accontentarmi. Ma non sono né Laziale né Romano. Capitolo Inter: il solito Mazzarri che quando non vince deve sempre puntare il dito contro qualcuno, non si merita tante altre parole da parte mia. Lui rimane in silenzio, perché piange come un bambino. Allora rispettiamo il suo silenzio! (Che tristezza). Vittorie importanti per Genoa e Samp, che servono a far rialzare un po’ la testa. Il Verona continua a stupire, però non azzardiamo troppo eh, perché come sempre se ne sparano tante, e troppo presto: i conti si fanno alla fine, e il Parma ha anche giocato meglio della squadra di Mandorlini, vincere non significa sempre tutto. Il Catania esonera Maran, invece che qualche dirigente che ha condotto un mercato del cavolo; ma non ci stupiamo, in Italia funziona così. E infine “il ritorno a casa” del Cagliari: come un film drammatico, dal quasi insperato lieto fine. Per fortuna c’è stato.

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