ALL’OLIMPO MANCAVA SOLO UN GRADINO

01.08.2012 18:11

Sono tra quelli rimasti più che delusi dalle prestazioni della nostra Federica Pellegrini, nei 400 e 200 stile libero alle Olimpiadi di Londra 2012; pur conoscendo (almeno io, non so quanti altri di “quei tutti”) le difficoltà della nostra nuotatrice in questa stagione sportiva. Sono anche tra quelli ai quali qualche offesa verso Fede, è partita. E sono anche tra quelli che a mente lucida, pensano, guardano al passato, e sanno vedere il bicchiere mezzo pieno; sanno cogliere in quei metri di vasca quell’impegno mentale e fisico esagerato, per una ragazza di 23 anni. E sanno interpretarlo.

Ci possono essere tante ragioni da addurre per spiegare la debacle della nostra  migliore nuotatrice degli ultimi 50 anni.

La batosta ricevuta dopo la morte del suo allenatore e mentore Castagnetti.

La scelta, conseguente, di cambiare una serie di allenatori in successione, che vuol dire un cambiamento continuo di preparazione. Che vuol dire “non capirci più niente”.

Il gossip, le copertine, le pubblicità e tutto ciò che sta intorno a questo mondo malato. E pericoloso. Forse il più pericoloso per uno sportivo, che dovrebbe cercare di esorcizzarlo in tutti i modi. Perché più che una semplice distrazione, potrebbe trasformarsi in un tarlo: che consuma lentamente uno stile di vita, sano, positivo, da sportivo, per far largo ad un altro, forse allo stesso modo sano e positivo (forse no, il confine non è chiaro), ma non da sportivo, da vero atleta. Aut Aut, diceva il filosofo danese Soren Kierkegaard: o questo o l’altro, o qui o là. Non ci sono vie di mezzo. O scegli il nuoto, o non lo scegli.

Federica Pellegrini l’ha scelto. Ha scelto di passare una vita in acqua. Dall’età di 12 anni si allena come un adulto, come un professionista. Ha sacrificato tanto, sicuramente non è stata nemmeno una vera adolescente. Ha dovuto fare scelte importanti e pesanti, per la sua età. Le è stato chiesto il massimo, e dal 2004 ha dato il massimo. Massimo impegno. Ineccepibile.

Non c’è nulla da contestate in questo. Nemmeno il fatto che abbia voglia di allentare dopo queste Olimpiadi di Londra: di allontanarsi un po’, di riposarsi, di uscire da quella vasca, che pur amata con tanta passione, l’ha consumata lentamente.

Quello che non mi va giù, è che la nostra Federica Pellegrini si sia ritirata non dopo Londra 2012. Ma prima. Non si annuncia un possibile ritiro prima. O tra la gara dei 400 andata male, e quella importantissima dei 200. Non si dovrebbe nemmeno pensare ad un ritiro. O se lo si pensa, allora non si dovrebbe informare la stampa, e così tutti i tifosi che ti adorano. Se annunci il ritiro prima di presentarti ai Giochi Olimpici, vuol dire che hai già la testa altrove.

Se annunci un ritiro, hai l’obbligo di onorare al massimo quell’ultimo evento a cui partecipi. Se annunci un ritiro, allora non puoi permetterti di deludere. Non ha deluso Yuri Chechi, bronzo ad Atene. Non ha deluso Valentina Vezzali, portabandiera, e bronzo a Londra (e che gara!). Ora forse si capisce perché la nuotatrice non abbia scelto di fare lei da portabandiera: era un sintomo, quello, non una bizza, che dovevamo comprendere.

La nostra Pellegrini è stata, è e spero sarà, una grande nuotatrice, immensa. Dal 2004 ha vinto tutto. Ha fatto incetta di medaglie: ori, a livello mondiale, e alle Olimpiadi di Pechino. Imbattibile per tre anni consecutivi nella distanza dei 200 metri. Ha fatto la storia di questo sport, in modo assoluto a livello italiano, ma anche e soprattutto a livello mondiale.

Mancava Londra per entrare nella leggenda. Per consacrarsi come un mito.

Per essere ricordata, non solo fra trenta o anche cinquant’anni. Ma per sempre.

Per essere ricordata, non solo da addetti al lavoro, o appassionati di nuoto o di sport. Ma da tutti.

Per essere ricordata, e non solo. Per essere raccontata, non so, magari intorno ad un focolare, con i nipoti vicino, come si fa con le grandi storie. Quelle che ti insegnano qualcosa. Quelle con gli essere umani diventati leggenda. Quelle che ti lasciano con la bocca aperta, e con fantastici sogni quando ti metti sopra il letto, prima di addormentarti. Sogni di evasione. Ma in questo caso, sogni concreti, che possono diventare realtà: perché è questo il segreto più importante dello Sport. La sua vera forza.

Mancava solo un gradino, Fede. L’ultimo. Per entrare nell’Olimpo dei più grandi sportivi (e uomini) di tutti i tempi.

E stringergli la mano, a testa alta.