CARI TIFOSI ROSSONERI,
Non abituiamoci a perdere. Ma nemmeno a vincere.
Ponderiamo, calmiamoci. Non esageriamo. Riflettiamo. Non spariamo sfondoni, dettati dal cuore e poco dal cervello.
Il comunicato critica della Curva Sud del Milan rilasciato qualche settimana fa, lascia in parte interdetti, in parte no. Si condivide, ma non del tutto.
Accetto le critiche ai giocatori fannulloni, immaturi, con le tasche piene di soldi, che non servono a comprare un cervello, tantomeno un talento vero, puro. Che non vuol dire per forza qualità tecnica, ma che è sinonimo di impegno, sacrificio, lavoro, dedizione, amore, appartenenza. Come dice giustamente la curva, pochi in tal senso si salvano: De Sciglio, Bonera, Kakà, Pazzini, Poli... pochi per fare una squadra vera, autentica, da Milan, ma prima che “da Milan”, da “calcio”, da “sport” detto più in generale. Che se ne vadano gli altri, se non hanno voglia e pensano ad altro, con il capo truppa Balotelli. O Seedorf insegni cosa vuol dire essere un professionista, un calciatore con la C maiuscola, e nel caso specifico di SuperMario, come essere un campione. Lui, l’olandese lo era: gli venivano rivolte critiche? Gli venivano dati calci e randellate durante la partita, e l’arbitro non interveniva? Gli proferivano insulti razzisti dagli spalti? Lui non rispondeva alle provocazioni. Scendeva in campo per dimostrare il contrario. Il pallone era il suo alleato, il campo da gioco il suo campo di battaglia, di rivolta e di protesta. Diceva ai compagni, “passatemi il pallone, ci penso io!”. Rispondo con quello, le chiacchiere contano poco. E lo faceva, segnava, sfornava assist capolavoro, faceva magie, esaltava il suo pubblico, zittiva tutto il resto. In Champions a Madrid Balotelli invece di perdere energie a urlare contro l’arbitro, a fare il duro, il fico, il grosso, cioè l’immaturo, dando sfogo al suo vuoto interiore e non ad altro, poteva fare la stessa cosa. Abbassare la testa, prendere quel pallone e scaraventarlo verso la porta avversaria, darsi da fare, battagliare e lottare su ogni centimetro di campo. Vincere. Da campione, non da ragazzino viziato da troppa fama e troppi soldi.
Rimpiango Sheva, Inzaghi, Crespo... uomini prima che calciatori, professionisti del proprio lavoro prima che attaccanti, campioni prima che fenomeni.
Non accetto le critiche a Galliani e gli incensamenti a santa Barbara. È inutile che la osannate come paladina della patria Milan, cari giornalisti uomini... non è intenzionata a considerarvi tra i suoi pretendenti. Ragazzina viziata che non capisce nulla di calcio, che per il bene del Milan ha bloccato la cessione perfetta ed eccellente di Pato, inceppando tutto il futuro mercato della società, che avrebbe compreso fin da subito il signor Tevez, 15 gol per ora quest’anno. Non lo accetto; che dimostri qualcosa prima, di concreto, tangibile, poi ne riparliamo... per ora ha fatto solo danni.
Galliani fa miracoli con 0 soldi messi sul banco dalla proprietà. Miracoli. 3 anni fa vincevamo lo scudetto e la supercoppa, non secoli fa. 3 anni. 2 anni fa arrivavamo secondi a una manciata di punti dalla Juve, grandissima squadra, e con un gol fantasma che ancora è elemento di un destino contorto e di un futuro inconoscibile. L’anno scorso terzi con un girone di ritorno pauroso, a ritmo indiavolato, con la stessa squadra di quest’anno, anzi forse anche più scarsa. Non toccate Galliani, né Allegri, né Seedorf. E basta con questo acquisto di Matri: volevate giocare senza punte? Matri è stato un acquisto giusto, doveva solo essere integrato da altro. Come si poteva pensare che la stessa difesa che aveva fatto molto bene nella seconda parte di campionato, subendo pochissimi gol, potesse dimostrarsi una frana? Dai, oggettivamente, le valutazioni erano anche giuste. Con il senno di poi, tutti sono capaci a parlare. E basta anche con questo Pirlo regalato alla Juve. Bene dico io, almeno può ancora deliziare il mondo con le sue magie. Quanti gol avete visto fare all’ultimo Pirlo rossonero su punizione? Quanti assist? Non correva, non aiutava la squadra, non aveva più voglia. Io di quel Pirlo lì, non ci facevo nulla. La Juve gli ha garantito nuovi stimoli, di rimettersi in gioco, di dimostrare ancora qualcosa. Quel giocatore lì, in quel ruolo lì, lo abbiamo creato noi del Milan. Siamo noi gli artefici di uno dei più grandi campioni del calcio. Galliani e Berlusconi che lo acquistarono, Ancelotti che lo rese grande. Non la Juve, che sta sfruttando il nostro lavoro. A noi ci ha fatto vincere Champions, scudetti, e coppe. Ma di che cosa ci lamentiamo ancora? Ringraziamo, prima. Ricordiamo, non dimentichiamo. Poi semmai, possiamo sì, anche rimpiangere di un presente, forse, e ripeto forse, più roseo. Però, sempre la solita questione, a parlare dopo, son tutti capaci.
Questo non giustifica comunque che il mercato del Milan in questi anni poteva essere condotto anche meglio. Puntando sui giovani, o su giocatori dal costo basso, ma dal rendimento altissimo. Borja Valero, potevamo anche permettercelo, no? Strootman? Ecc...
Però basta fare troppi sermoni...
Siamo il Milan, siamo una grande squadra, siamo abituati a vincere. Ma se per un po’ di tempo non capita non facciamo troppi drammi, suvvia. Guardiamo la bacheca e facciamoci una risata. Ci diranno, “non si vive di passato e ricordi”. Io, tifoso del Milan, se posso vivere di passato è perché abbiamo un passato, se posso vivere di ricordi è perché ci sono ricordi. Poveretti chi non ce l’ha e spera nel presente, se non nel futuro.
Torneremo grandi. Ma calmiamoci. Lasciamo lavorare Seedorf, lasciamo lavorare Galliani, e speriamo che Silvio tuoni e svuoti le tasche e mandi via tutti gli inetti che abbiamo in rosa. Poche lamentele, se abbiamo vinto così tanto è merito di Berlusconi, Galliani, e compagnia bella... invece di criticare, innanzitutto ringraziamo. Poi dimostriamo il nostro dispiacere in merito alla situazione attuale, e non ergiamoci a intenditori di mercato, calcio, e cose varie, e lasciamo fare a loro quello che credono sia meglio per il Milan e per noi tifosi. Perché possiamo dire tutto, ma non che non amino i colori rossoneri.
Siamo il Milan. Questa squadra negli anni ci ha abituato a vincere. Tutto e più di tutti.
Ma abituarsi a vincere significa anche sapere che esiste la sconfitta. E saperla accettare.