CINEMA 2014

06.01.2015 19:28

Iniziamo con le consuete classifiche di fine anno, per mettere un po’ d’ordine in quello che si è visto, per cercare di intercettare verso quali remoti lidi il cinema si stia muovendo, o se invece sia semplicemente fermo, per vedere se qua e là è spuntato qualche bellissimo film, da poter cogliere e donare a qualcuno, come consiglio.

Indicazioni generali:

  • Non ho visto tutti i film del 2014. Ne manca anche qualcuno importante all’appello.
  • In queste classifiche non troverete: Allacciate le cinture di Ferzan Ozpetek e Smetto quando voglio di Sydney Sibilia, due piccoli gioiellini (diversi, nei temi e nei toni) italiani; Babysitting di Nicolas Benamou e Philippe Lacheau, forse il più demenziale dell’anno, quello più “da risata” facile: coerente, mai troppo inverosimile, se non quanto basta; Hunger Games – Il canto della rivolta, parte 1 di Francis Lawrence, che nella pochezza dei contenuti, nella scelta sbagliata all’origine di dividere l’ultimo capitolo della saga in due parti, trasformando ciò che è cinema in televisione, prova a salvare la baracca, a tenerla su, con scelte registiche interessanti, con una macchina da presa messa al posto giusto, che prova a far dire qualcosa di più proprio attraverso le inquadrature; Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di Felix Herngren, un moderno Forrest Gump, riferendosi al film, non al suo protagonista, di fatto un centenario alle prese con un’avventura spassosa, che dona al film quella paradossalità che ne è il vero punto di forza; Due giorni, una notte di Jean-Pierre e Luc Dardenne, la storia di un eroina dell’attualità, che combatte contro la precarietà del lavoro, e dei valori della vita; The Counselor di Ridley Scott, “manniano” per la scelta di inquadratura, per l’atmosfera rarefatta, per l’impostazione meticolosa della messa in scena; un film forte, con qualche divo sdivinizzato e forse malamente sfruttato; un film che sa essere anche logicamente e piacevolmente umano. American Hustle di David O. Russell, per la prima volta una buona sceneggiatura riesce a sposare le scelte di regia volubili e particolari di Russell: non del tutto, ma è un passo avanti; Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée, un film che indaga il problema dell’AIDS in modo originale, attraverso la vita, la visione, le idee di un truffatore affetto dal virus: più che raccontare, il film si lascia raccontare, frutto di una costruzione ad hoc, per la quale quello che arriva lo fa quando deve, e perché lo deve in quel preciso momento. Mud di Jeff Nichols, diretto, credibile, racconta una storia forte, dolorosa, rispettosa ed intensa, come i suoi personaggi. Come l'amore, che sta sempre lì a muovere tutto.
  • Le classifiche saranno, in ordine di pubblicazione nei prossimi giorni: Sopravvalutati, Partiamo dal 20esimo, Gli altri 7 dei top 10, I migliori 3.

A voi.

 

SOPRAVVALUTATI

 

PARTIAMO DAL 20ESIMO

 

GLI ALTRI 7 DEI TOP 10

 

I PRIMI 3