GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTù, Rio de Janeiro 2013

05.08.2013 16:33

"Non guardate dal balcone la vita"

È difficile non tornare a casa dopo una GMG di questo tipo, dopo un’esperienza così forte, senza restarne in qualche modo segnati: vuoi per il Brasile, terra lontana, geograficamente, ma anche come cultura e religione, vuoi per i suoi abitanti, per le persone che hanno aperto le loro case per accoglierci e i loro cuori per amarci come figli, nipoti e fratelli: alla lettera, veramente, e non sto esagerando! Vuoi per la forza prorompente di papa Francesco, per ogni suo piccolo, ma enorme gesto, compiuto per le strade, nei convegni, sul palco a Copacabana, e per ogni parola spesa, per noi, per i giovani. Per tutti questi motivi la Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro è stata la migliore GMG delle tre a cui ho partecipato. E una delle esperienze più significative, ed edificanti, della mia vita: anzi, la definirei, provvidenziale. Perché non volevo andarci, non volevo partecipare, convinto di ricevere poco o nulla; perché era un periodo di tantissime domande, che non credevo assolutamente avrebbero trovato risposta in Brasile. Invece mi sono ricreduto: le risposte sono state tante.

Le risposte sono arrivate da occhi che piangevano di persone conosciute solo 4 giorni prima, e che tristemente sapevano di doverti lasciare e non rivederti più; dalla premura di un babbo e una mamma, che ti hanno accolto in casa loro e trattato come un figlio: ti hanno dato un letto per dormire, una tavola sempre apparecchiata (e quando dico “sempre”, anche questa volta, non esagero!), che ti hanno lavato panni e tutta la roba sporca e puzzolente che avevi in valigia, che ti hanno fatto regali, in occasione della tua partenza. Che ti hanno abbracciato, come si saluta un figlio a cui dire addio. Che ti hanno dato tutto. A Rio (dal mio diario di bordo) “il quartiere che mi ospita non è una favelas ma poco ci manca: almeno si presenta come tale. Mette inquietudine. Che comunque passa, anche velocemente, grazie alle dimostrazioni di gratuita generosità della “povera” gente che mi (ci) ospita. Provvede al meglio, non è invadente, è premurosa, e silenziosamente ci ama come fossimo parenti, figli o fratelli. Hanno poco, ma quel poco lo danno tutto.

Le risposte sono arrivate dalle parole di Papa Francesco. “Cari giovani, per favore, non “guardate dal balcone” la vita, mettetevi in essa, Gesù non è rimasto nel balcone, si è immerso, non “guardate dal balcone” la vita, immergetevi in essa come ha fatto Gesù”.

Spero in un mondo di giovani meno apatico, meno noioso, meno pauroso, meno uguale ed omologato alla massa, meno indifferente.

Spero in giovani che non rimangano a guardare la vita dal balcone, ma si gettino nella mischia, nella calca, nella confusione, tra la gente, come noi abbiamo vissuto sulla nostra pelle in questi giorni a Rio, con milioni di persone accorse da tutte le parti del mondo.

Spero in giovani che guardandoli ti dimostrino la gioia di vivere, e non la voglia di suicidarsi. La gioia di vivere, perché consapevoli che se anche il mondo fa schifo, c’è la possibilità di cambiarlo.

Spero in giovani coraggiosi, nel prendere scelte radicali nella propria vita, scelte importanti, decisive, vere, forti; in giovani coraggiosi nel fare salti impossibili, improponibili, impensabili.

Spero in giovani originali, geniali, diversi dagli altri, e non tutti tristemente uguali; spero in pecore nere, che faticosamente procedono nel senso opposto di marcia dei tantissimi pecoroni bianchi; spero in giovani che vivano la Vita, e non la vivacchiano.

Spero in giovani che sappiano amare, tutti, senza distinzione, anche nemici e gente antipatica; giovani che sappiano essere buoni samaritani con occhi vigili nel vedere chi veramente ha bisogno di aiuto, e cuore pronto per donare questo aiuto. Giovani non indifferenti ai dolori dell’altro, ma presenti, in modo attivo, fisico. Giovani che sappiano concedere gesti d’amore, che sappiano parlare con amore del prossimo, senza maldicenza, che sappiano abbracciare, quando è il momento di farlo, ascoltare, quando c’è da ascoltare, consigliare, quando c’è da consigliare, sporcarsi le mani, sudare, e faticare, quando c’è da faticare. E sacrificarsi, tutte le volte che occorre (spesso!). Che sappiano dire “ho voglia” e non “non ho voglia”; che sappiano spendere la loro infinita energia per amare, e per tutte queste cose che ho elencato fin qui, e non per divertirsi in modo falso, stupido, sballandosi e sfasciandosi, nel “mondo-discoteca-paese dei balocchi” dove si spaccia alcol, droga e sesso facile, dove l’essere umano, e i giovani soprattutto, si trasformano in simil robot-zombi-bambole gonfiabili. E ancora, giovani che sappiano abbassare la testa, e mettersi in ginocchio, per chiedere perdono, invece che gonfiare il petto.

Che sappiano perdonare, invece che portare rancore verso un’amicizia persa o un amore finito, portare rancore, quindi, per le cose passate: perché è nel presente che viviamo, ed è vivendo il presente che si può creare un passato migliore. Ecco “Il mondo ha bisogno di un supplemento d'Amore: non bisogna solo limitarci a comportarsi bene, ma a donarsi completamente all'altro”. (cit. da una catechesi di Mons. Domenico Sigalini).

Ma soprattutto spero in giovani che abbiano aperto le porte del proprio cuore a Gesù e abbiano fatto esperienza di Lui nella loro vita. Perché Gesù è gioia, Gesù è Possibilità di un mondo diverso, è Speranza, Gesù è coraggio, Gesù è originale, geniale, diverso, Gesù è la Pecora Nera per eccellenza, perché Gesù è energia inesauribile, è Perdono, è Presente e Futuro, perché Gesù è Amore.

E infine spero in giovani che, proprio perché Gesù è tutto questo, possano portarLo agli altri, farLo conoscere ad altri ragazzi, “per edificare un mondo nuovo. Cari giovani: Gesù Cristo conta su di voi! La Chiesa conta su di voi! Il Papa conta su di voi! Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, vi accompagni sempre con la sua tenerezza:

“Andate e fate discepoli tutti i popoli”.

Spero in giovani così. Spero in un me stesso così, o di poter quanto meno aspirare ad esserlo.

(dal mio diario di bordo) È nell’infinita gioia del suo Amore che trovo una sempre nuova speranza ad andare avanti, senza paura, a Vivere la Vita.