GLI ALTRI 7
10) Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow. È il film più contemporaneo dell’ultimo decennio della storia americana, perché la caccia ad Osama Bin Laden è stato sicuramente l’impegno più dispendioso in fatto di energie che l’America abbia compiuto in questi anni, esponendola al commento e al giudizio del mondo intero. Il film della Bigelow evidenzia la mano documentaristica, ma altrettanto passionale e coraggiosa della sua autrice. Evidenzia un interesse che dal generale si fa particolare, che dal contorno diventa centro, che dall’esterno si fa interno: dentro la protagonista, interpretata con realismo da Jessica Chastain. O dentro di noi: alla ricerca di noi stessi. Le sue lacrime sono, spesso, anche le nostre.
9) Promised Land di Gus Van Sant. Parliamo di un autore importantissimo, di un pezzo da novanta. Promised Land non è il suo solito film: è più asciutto nello stile, quasi un paradosso parlando di Van Sant. È lo sguardo lucido ed obiettivo di un autore su un tema attuale, da impegno civile: il fracking, per l’appunto, la tecnica di estrazioni di gas naturali dal terreno che alcune importanti aziende praticano nel territorio americano; tecnica da pericolose conseguenze ambientali, che, quindi, mette in opposizione gli ambientalisti. In modo più ampio, il film di Van Sant guarda all’uomo ricco che per i suoi interessi sfrutta le debolezze di altri uomini “poveri” e bisognosi: lo “sfruttamento” che il regista di Portland inscena nella sua potente opera, con uno sguardo mai banale, ma sempre oggettivo e distaccato, chiama in causa proprio noi, pubblico. Che preferiamo sempre stare in mezzo, piuttosto che qui o là. Che, incapaci di prendere scelte, preferiamo ascoltare qualcun altro. Che siamo parte di un’indifferenza generale.
8) La migliore offerta di Giuseppe Tornatore. Non privo di qualche imperfezione, il film di Tornatore con un grandissimo Geoffrey Rush, è quello che più mi ha coinvolto tra le pagine della sua trama, sempre imprevedibile, accattivante, inafferrabile, come spetta ad un thriller di assoluto valore. Sotto la superficie di un gioco accattivante dove quello che è non è quello che sembra, dove la realtà si mette la maschera, e la finzione si smaschera, c’è una storia d’amore anticonvenzionale, quasi illogica, che, prendendo a metafora proprio quel gioco, in modo angosciante, ti insegna.
7) Effetti collaterali di Steven Soderbergh. Amo i thriller, e questo spiega la presenza di due (tre o quattro, se in parte possiamo ritenere tali anche Zero Dark Thirty e Stoker: oggi i generi cinematografici hanno aperto i loro confini, e non sono più così definiti) film di questo genere tra i primi 10. Ma non è solamente un discorso soggettivo il mio, perché il film di Soderbergh si fa amare ed apprezzare per tanti valori squisitamente cinematografici. Con una Rooney Mara ancora in una prova d’attore sorprendente, dopo la strabiliante Lisbeth Salander del Millenium di Fincher, dentro una storia dai meccanismi piuttosto classici per il genere, ma mai imperfetti, il prolifico regista americano parla di noi uomini, dei pazzi malati, e delle cure a cui ci affidiamo, presenti nel mondo in tutti i suoi ambiti e aspetti, ma dagli effetti collaterali tanto imprevedibili quanto pericolosamente anche mortali.
6) Stoker di Park Chan-wook. Stoker è un film dalla messa in scena sbalorditiva: una regia che dà vita ai personaggi, ai loro respiri, ai loro pensieri, ai loro disturbi, in un’attenzione maniacale ai dettagli. Stoker è un romanzo di formazione ribaltato, atipico, disordinato e disordinante; ma è allo stesso tempo una fiaba gotica attuale (anche per il cinema) e precisa: messe insieme in un gioco quasi perverso, ma impeccabile, curato in ogni parte, equilibrato, tanto coinvolgente quanto sconvolgente, tanto piacevole quanto dissacrante. Alcune scene si fanno ricordare in modo privilegiato nel cinema di quest’anno, tanto è la loro forza, il loro impatto.
5) Philomena di Stephen Frears. Difficile non appassionarsi a Philomena (una grande Judi Dench), alla sua ricerca, alla sua storia e alla sua vita. Difficile, quindi, non apprezzare il film di Stephen Frears, un cinema pulito e chiaro come ciò che vuol narrare, diretto come ciò che vuole dire, strutturato come ciò che vuole trasmettere. Facciamo il tifo per Philomena, apprezziamo la sua personalità. Forse non condividiamo alcune sue scelte. Ma è da lì che nasce la riflessione portante e fondamentale, che fa di Philomena un film necessario. Non è poco.
4) Cloud Atlas di Andy e Lana Wachoski, Tom Twyker. Cloud Atlas ha diviso pubblico e critica. A me ha convinto, pienamente. L’opera dei fratello&sorella Wachoski e Tom Twyker è un esperimento riuscito, è impossibilità, è ambizione allo stato puro, è coraggio artistico invidiabile, è, anche, ostentata sicurezza delle proprie qualità, dei propri mezzi. È cinema: di complessità teorica e concettuale, amalgamata con un senso ampio e profondo dello spettacolo. È cinema: perché pur raccontando sei storie diverse, altrettanti generi cinematografici, e cinque epoche storiche diverse, mantiene ben visibile il sottile filo della narrazione che le unisce tutte, le incatena una all’altra, a comporre un mosaico pieno e ricco, abbondante, smisurato. È cinema: perché è sinfonia, letteratura, architettura, pittura, scultura. La settima arte, che ingloba le altre. CLOUD ATLAS di Andy e Lana Wachoski, Tom Twyker