I PRIMI 3
3) Si alza il vento di Hayao Miyazaki. “Si alza il vento... bisogna vivere”, ci dice l’autore giapponese. Il maestro del cinema d’animazione. Che ci lascia, con questo film. Si alza il vento è il suo epitaffio artistico. Dentro trovi tutto il mondo di Miyazaki. Se ami lui, amerai quest’opera, e non riuscirai a non commuoverti, pensando che sia l’ultima, pensando che d’ora in avanti dovrai fare a meno delle sue storie struggenti, delle sue emozioni pure e sincere, dei suoi insegnamenti veri e profondi. “Si alza il vento... bisogna vivere”. Nella storia di Jiro, forse il più autentico alter ego dell’autore, si condensano in modo privilegiato tutte le caratteristiche poetiche del regista: la sua animazione, mai carica e pesante, ma dal tratto sottile, leggero; i suoi personaggi, che incarnano precisi “tipi”; la passione per il volo, e gli aerei; i sogni, motore delle azioni dei protagonisti; la potenza dell’infanzia e la possibilità effettiva, e umanissima, di poter credere. C’è la squisita essenza del cinema, dell’Arte. Ma... “si alza il vento... bisogna vivere”; lui per la sua strada. Noi senza le sue opere.
2) Gone Girl – L’amore bugiardo di David Fincher. È stata dura scegliere tra i primi due, perché in fondo, per aspetti diversi, sono opere che si eguagliano. È azzardato mettere Gone Girl al secondo posto della classifica film 2014. Perché può essere considerato il migliore. Ma è anche il film che mi ha lasciato più interdetto, che mi ha scosso, turbato; ho avuto bisogno di tempo per metabolizzare, capire, accettare una realtà che non condividevo. Resto ancora con molti dubbi, ma credo che il tempo, e le future opere del regista riusciranno a farmi capire quale impronta questo film abbia potuto lasciare nella filmografia dell’autore, e nella “filmografia” della Settima Arte. È cinico Fincher, più di quanto abbia mai fatto. È spietato nelle sue sentenze. È freddo, nella sua impeccabile perfezione stilistica. Graffia con più forza la superficie immacolata ed edulcorata della società americana, e del mondo tutto; ma va addirittura più a fondo di quanto abbia mai fatto, perché conficca le unghie nell’intimità dell’essere umano. Nell’amore. Per questo resta difficile giudicare, condividere la posizione dell’autore, o averne una propria. E forse proprio per questo motivo, Gone Girl merita di stare qui, così in alto; non solo per la sua assoluta potenza tecnica e visiva. “Non solo”, si fa per dire.
1) Interstellar di Christopher Nolan. Poteva esserci Gone Girl nel gradino più alto del podio, poteva starci benissimo David Fincher. Ma alla fine ho scelto per l’ultima splendida fatica di Nolan. E non perché adoro Christopher Nolan. Ma perché condivido interamente l’idea di cinema che costruisce e identifica Interstellar. Il film di Fincher mi ha lasciato dei dubbi, importanti (di significato, messaggio, diciamolo così, banalmente): forse è un bene, lo ripeto. Ma forse no. Ecco quel forse è pericoloso, quando si parla di cinema, di arte: nella mia idea, non è contemplato. Interstellar non pone forse. Il film di Nolan è chiaro, diretto. È un film di fantascienza che parla di amore. Ogni snodo narrativo, ogni idea argomentativa e stilistica, vibrano del sentimento più antico e formante della Terra, e degli essere umani. L’amore di un padre per i figli; l’amore tra uomo e donna. Da sempre, l’amore coordina e governa il vivere dell’uomo, impone la sua legge, afferma la sua potenza nelle scelte da fare: ne esalta l’incomprensibili, imponderabili, impensabili, conseguenze. Interstellar inscena tutto questo. Non è Gravity, non è 2001 Odissea nello spazio, film con i quali è stato paragonato. Interstellar è Gravity e “2001” sapientemente mischiati: non è per questo superiore, non è inferiore, è semplicemente unico nel suo genere. Interstellar è epica dello Spazio; è teorema scientifico. Interstellar è il definitivo discorso sul blockbuster moderno: un discorso che Nolan porta avanti dai tempi del primo Batman, un discorso che ha ridefinito le coordinate del cinema di intrattenimento, nella stessa misura in cui lo fecero i film di Spielberg, Zemeckis e Lucas a partire dagli anni ‘70. Interstellar è un giocattolo, al quale Nolan ha dato un’anima. È un cuore pulsante, rivestito dell’abito del blockbuster con tutte le sue peculiari caratteristiche. È cinema di assoluta fruibilità.
È un gioco divertente, appassionante. È un gioco che può emozionare. È un gioco che può raccontare necessità del quale il mondo vorrebbe privarti. Stiamo al gioco e cresciamo.