Il Genio della Tattica

30.06.2012 20:24

Adesso vedo bandiere appese. Adesso vedo entusiasmo da tutte le parti. Adesso vedo gente che per questa finale raggiunta ha fatto baldoria fino a tarda notte. Esaltazione.

Ma dov’erano tutti quanti quando si perdeva 3 a 0 in amichevole contro la Russia? E cosa dicevano?

Si dice e si parla di calcio, sempre e troppo spesso, ma male. Senza conoscerlo a fondo. O sempre basando i nostri discorsi sui risultati, senza guardare un pochino oltre.

Pochi hanno visto dietro alla nostra Nazionale che perdeva contro la Russia, o che poi pareggiava con la Croazia all’Europeo, una squadra che poteva arrivare fino in fondo, che poteva farci sperare e sognare.

Io sono tra quelle poche. E non era per Balotelli, Cassano, Pirlo, De Rossi, Marchisio e Buffon, che ci credevo. Ma per una sola persona: Cesare Prandelli. Senza mezze parole, uno dei più intelligenti e sapienti tattici di questo sport, oggi.

Un genio della tattica. Insomma per me all’Europeo ci poteva andare chiunque, anche Amauri e Paolo Cannavaro; io ci avrei creduto comunque, per il solo fatto che su quella panchina sedeva lui. E piena, totale e completa fiducia su Cesare. Quella partita con la sua Fiorentina contro il Liverpool in Champions, vinta per due a zero, è stato un capolavoro tattico che non si dimentica facilmente, da far vedere ad ogni seduta di allenamento di ogni squadra che voglia capirci qualcosa di come si gioca al pallone e di come si sta in un campo da calcio, come ci si muove da squadra. E quel 2 a 1, poi, in Inghilterra con soli cinque giocatori titolari su undici. Sono stati momenti sportivi importanti, che non parlano di fortuna o buona sorte, ma esprimono il verbo di chi il calcio lo sa insegnare e far praticare bene.

Prandelli ha preso questa nazionale dalle ceneri del Sudafrica. Gli ha dato una forma, un entità. Gli ha dato equilibrio, attraverso il rigore etico, e morale. Senza fare proclami ha costruito un gruppo solido, donandogli una voglia ed un entusiasmo nascosto, che sarebbe venuto fuori nei momenti decisivi ed importanti. Nascosto. Per questo sincero, vero, autentico. Ha domato un leone come Balotelli, lasciandolo spesso a casa, prendendosi critiche, per dargli in mano la Nazionale nel momento più importante; ed ottenendo le risposte che lui sapeva, ci sarebbero state. Ha avuto ragione lui.

Ora c’è la finale. Lui, Cesare, per tutto quello che ha dato al calcio italiano in questi anni, e non solo in questo mese, si merita il massimo risultato. Sicuramente. Ma che si vinca o che si perda, che si stravinca o che si straperda, a Prandelli c’è solo da stringergli la mano. E ringraziarlo.