Il Signore degli Anelli. L'Opera cinematografica.
Ho rivisto Il Signore degli Anelli – Il ritorno del Re.
Dopo molto tempo dall’ultima visione. Dopo più di un decennio da quella, epocale, nella sala cinematografica.
Resto, ancora oggi, della medesima opinione. Un film così vasto, così potente, così essenzialmente e puramente (nonché banalmente) cinematografico, io, non l’ho più visto. E ne guardo tanti. E tanti eccelsi, capolavori di assoluto valore.
Sarebbe alquanto arduo addentrarsi in un’analisi approfondita del film, nel tentare, forse erroneamente, di sviscerarlo, sezionarlo, scovarne anche i minimi riflessi sotto una superficie così intrinsecamente luminosa. Perché Il Signore degli Anelli, come il romanzo, è un film corale, che ha senso nella sua totalità: di visione, di emozione, di contenuto.
Peter Jackson non ha firmato qualcosa di unico. Ha posto in essere l’unicità stessa, nel Cinema.
Ha dato al cinema la sua Cappella Sistina. E la sua Iliade o Odissea. Traducendole in linguaggio cinematografico: attraverso la sua cellula base, l’inquadratura, e la sua struttura, il montaggio.
Ha dato al cinema il Signore degli Anelli (il libro), dando vita ad un’opera Summa, dove ogni possibile tematica è sollevata, e mai frettolosamente tralasciata, abbandonata.
Il Signore degli Anelli è Storia. E resta, ancora oggi, un’esperienza di vita (prima che cinematografica) rara. Preziosa. Necessaria.