JIMMY BOBO – BULLET TO THE HEAD di Walter Hill
Un film d’azione tutto muscoli, e poco cervello, questo Jimmy Bobo. Che si regge quasi completamente sulle spalle non di un Sylverste Stallone, ormai andato, ma piuttosto di un Walter Hill ancora sapiente maestro di sguardi e inquadrature: che nel caso specifico mostra più forza del suo protagonista. Senza Hill dietro la macchina da presa, capace di dare vigore e originalità, mestiere e senso artistico ad una sceneggiatura banale, scontata, prevedibile e sempre uguale, il film in questione sarebbe stato veramente poca cosa. Da cestinare.
Stallone è il classico sicario, che uccide su commissione: l’ultimo incarico va storto e ad avere la peggio è il suo socio (classico), con il quale collaborava da sei anni, e al quale si era affezionato (classico). Nasce l’idea di vendetta (classico). Aiutato da un giovane poliziotto, l’asiatico Taylor Kwon, chiamato a far luce sul caso, nascerà tra i due una partnership quanto mai insolita: è l’aspetto forse più interessante di un storia lineare e senza grandi stravolgimenti, ma viene sfruttato malissimo dagli autori. Un rapporto che resta in superficie, che si evolve nelle consuete ovvietà (io salvo la vita a te, tu sei in debito con me, ecc...), e che si struttura in dialoghi banali che hanno come centro l’opposizione tra la giovane età del poliziotto e la sua inesperienza da dilettante, e la vecchiaia di Jimmy Bobo e la sua incapacità ad adattarsi alle nuove tecnologie, come il telefonino del quale continuamente Taylor si serve. I personaggi non hanno spessore, Sung Kang sembra meno impacciato nei film di Fast and Furious che qui, costretto nel ruolo di un poliziotto senza qualità, senza spicco, senza smalto, quasi infantile nei comportamenti. Comunque la storia prosegue: a Jimmy Bobo prendono in ostaggio la figlia (classico) e lui si arrabbia moltissimo (classico). Scontro finale con il cattivo tutto muscoli e fortissimo, tra i migliori nel suo settore e mezzo psicopatico (stereotipo classico) che ha ucciso quel collega di Jimmy, di cui si diceva all’inizio. Lieto fine, vissero felici e contenti (classico). Walter Hill ci mette tanto di suo, nel filmare con adeguata precisione l’azione, e gli scontri fisici: ma la faccia di Stallone, ormai sempre uguale a se stesso, anche dovesse interpretare un ruolo in un film comico senza cazzotti e pistole, condiziona pesantemente ogni velleità artistica. E la battuta quasi a inizio film, che irride per l’ennesima volta alla sua vecchiaia e alla sua perdita di riflessi, al suo pensionamento dal mondo del cinema e dei duri, ci fa capire fin da subito che non ci siamo allontanati tanto da I mercenari e prodotti simili, con o senza Walter Hill.
VOTO 5