JOHN CARTER di Andrew Stanton

14.03.2012 20:18

Certamente non mi aspettavo un capolavoro, soprattutto alla luce di quel trailer, che tanto sapeva di già visto, e poco di epico ed unico. Ma resto comunque deluso più del dovuto da un prodotto veramente imbarazzante e debole. Deluso, in particolar modo perché a firmarlo c’era niente di meno che Andrew Stanton, regista di grandi gioiellini d’animazione come Alla ricerca di Nemo, e Wall-e.

John Carter ha problemi in tutto. Anche alla regia: eccetto un paio (e sono proprio solo due, di numero!) di sequenze degne di nota, espresse in una costruzione particolare e appassionata dell’azione, Stanton non fa nulla di rilevante, spesso non svolge nemmeno il compitino semplice e preciso, richiesto almeno nella costruzione di questi tipo di film ad alto budget e di grande effetto. La storia da cui è tratta la sceneggiatura, scritta dall’autore del più celebre Tarzan, Edgar Rice Burroughs, è datata 1912, ed è sicuramente ricca di spunti interessanti, anche per essere trasportata dentro il grande schermo: un soldato della guerra di secessione americana che approda su Marte, lo scontro culturale tra civiltà differenti, la guerra civile a cui si sente di partecipare quest’uomo, entrato in empatica simbiosi – un contrasto con il suo carattere schivo, freddo, da duro - con gli abitanti del pianeta, l’amore per una donna-principessa di Marte, la scoperta di un mondo nuovo, e forse migliore, su cui vivere e stare, l’idea del “divino” che si intravede nella figura della Dea Madre e dei suoi inviati sul pianeta. Tanti elementi, per poter tirar fuori un prodotto potente visivamente, carico di effetti speciali ed azione, e un racconto significativo, di riflessione, di forte respiro epico. Purtroppo la sceneggiatura non riesce in una trasposizione decente: dialoghi banali da far cadere le braccia, meccanismi narrativi scontati, veloci e piatti. La solita minestra, sempre uguale, e tremendamente cattiva. Paragonato a Guerre Stellari, manca di tutta la forza di intrattenimento e filosofica dei film di Lucas; paragonato ad Avatar, manca della bellezza ludica, dell’esperienza, quasi unica, sensoriale, da parco giochi del film di Cameron; paragonato ad Indiana Jones, manca dell’umorismo del protagonista della saga firmata Spielberg, e del trasporto emotivo dentro l’avventura: a parte l’idea di poter fare dei salti così alti e lunghi nella distanza. La sensazione mia, durante la visione di John Carter è stata quella di rivedere lo Stargate di Emmerich, tra mondi paralleli, guerre tra civiltà, soldati, eroi che decidono di restare, divinità che incutono terrore e bramano al potere assoluto e incontrastato. Da intendersi però: uno Stargate fatto male! Perché quello di Emmerich è un film che sa farsi rispettare.

John Carter passa così, senza sussulti, scivola via, anche annoiando. Verso un finale, che forse è l’unica cosa da salvare, da apprezzare, soprattutto a livello narrativo. Perché è l’unica cosa che forse non sei riuscito a prevedere. O forse è quella cosa che avevi anche previsto, ma desideravi che fosse così, compiaciuto della tua intuizione. Badate bene, niente di eccezionale, ma nell’encefalogramma piatto del film, anche un minimo scossone, si avverte molto bene.

VOTO 4