Maestri...

05.02.2013 20:12

Ritorno, dopo diverso tempo, sul campionato di calcio di serie A, e lo faccio con questo articolo che dedico a due grandi maestri di questo sport, che per ragioni diverse hanno attirato la mia attenzione dopo l’ultima giornata di campionato: che, per chi non fosse aggiornato, vede ancora in testa la Juventus di Antonio Conte, squadra tosta, quadrata, cinica, che esprime, forse a sprazzi, ma sicuramente con più qualità, il suo gioco unico e specifico dell’anno scorso; tallonata dal Napoli a tre punti, guidato da un Marek Hamsik, più che un Cavani (senza sminuire affatto il suo apporto, anzi!) in stato di grazia, sempre più centro e faro del gioco della squadra partenopea, sempre più top player di livello mondiale. Inter in caduta libera (ecco cosa accade a dare via uno dei più forti trequartisti al mondo!), e Milan in grande ripresa, non solo di risultati, ma anche di gioco, e di fortuna (il rigore concesso contro l’Udinese è pura delegittimazione al grande intervento difensivo di Hertaux). Ecco, proprio la partita di domenica sera giocata a San Siro, mi offre lo spunto di parlare di uno dei grandi maestri e signori del nostro calcio, e di questo sport inteso nel suo senso più ampio. Un signore che dopo aver subito un torto arbitrale di tale portata, che ha fatto infuriare tutti i giocatori della sua squadra, e alcuni dirigenti compresi, si è solamente permesso di dire: “perdere in questo modo al 93esimo fa un male boia”. Con un viso che dimostrava dispiacere, appunto, ma non rabbia, non ha sollevato alcuna polemica, chiedendo addirittura scusa per il comportamento dei suoi giocatori, e affermando che queste situazioni sono il “sale del calcio”, ci sono state e ci saranno sempre nel corso della sua storia. Lui è Francesco Guidolin, allenatore dell’Udinese, e un vero esempio umano del Calcio. Perché oltre ad insegnare schemi e tattiche di gioco, e oltre ad essere uno degli ultimi veri mestieranti del settore, che ti dice cosa ci devi fare con il pallone tra i piedi, è soprattutto uno che ti dice “come” si può vivere con un pallone tra i piedi, e come si “deve” vivere. A distanza di una settimana dall’assurda pantomima del Conte furioso inscenata contro l’arbitro Guida, costruita con invettive pericolose e gesti al limite del grottesco, le parole e le azione di Guidolin assumono un significato ancora più importante: per un rigore molto più evidente e meno dubbio, un allenatore, che stava strappando un pareggio a San Siro contro il Milan, invece di “vergogna” chiede“scusa”, e dice che “gli arbitri fanno un mestiere difficilissimo, e bisogna aiutarli”. Ecco, penna e foglio in mano: prendiamo appunti. Qui c’è qualcuno che ha ancora da insegnare qualcosa. Se non impariamo questa cultura dello sport, non c’è moviola in campo o tecnologia super avanguardistica che tenga. Il calcio rimarrà sempre malato, e sarà sempre invaso da polemiche inutili e sterili, che lo abbassano ad un livello misero e squallido. Un peccato, per lo sport (oggettivamente) tra i più belli al mondo. “Scusa”: basta poco.

Il secondo: anche lui un allenatore, esonerato dopo la pesante sconfitta subita dalla sua Roma contro il Cagliari: Zdenek Zeman. E qui parlo di uno dei miei allenatori preferiti, uno specialista del pallone, un vero cultore: non per i risultati ottenuti nella sua carriera, ma per quello che è riuscito a far fare alle proprie squadre, per lo spettacolo puro, per l’emozione pura, per l’adrenalina pura, per il romanticismo che, incredibile a dirsi, possono nascere dal gioco del calcio. Zeman non è un vincente sotto la voce “albo d’oro”, ma paradossalmente lo è anche lui: perché di lui se ne parla, tanto, e la storia di questo sport l’ha fatta, a modo suo, e per questo sarà ricordato. Tutti conoscono Gilles Villeneuve, per i suoi GP di Formula 1 incredibili, per il suo stile di guida sfrontato, avventato, ma di rara bellezza e precisione; e quanti campionati del mondo ha vinto? Zero. Ma è ricordato come uno dei più grandi piloti di Formula 1 di tutti i tempi. Insomma anche Jurassic Park non ha vinto l’Oscar per miglior film, ma cavolo che film! Spettacolo vero, inteso nella sua essenza, alle sue radici, nelle sue origini. Pensate, io adoro Zeman, e ho iniziato ad adorarlo non per il famoso Foggia dei miracoli, che quando faceva i miracoli io stavo nascendo! Ma per il suo Lecce, quello che arrivò a fine campionato con il secondo miglior attacco, dopo la Juventus campione d’Italia. Mi ricordo che guardavo 90esimo minuto alle 18.10 solo per vedere gli highlights di quelle partite del Lecce che finivano sempre con quattro o cinque gol fatti e, forse, altrettanti subiti! Ma che gioco d’attacco: che ho potuto ri-apprezzare nel Pescara dell’anno passato, e “a partite” nella Roma di quest’anno. Un gioco totale, coinvolgente, spregiudicato, che esalta i singoli, in un’orchestra che suona la stessa melodia. Coraggio, palla a terra, verticalizzazione, inserimenti continui degli esterni di difesa, e dei centrocampisti centrali, difensori che giocano sulla linea di centrocampo: io penso che a volte per entrare perfettamente nei meccanismi del gioco di Zeman ci voglia più di una stagione intera. Ci voglia tempo, tanto tempo, e che la sua vera squadra non l’abbiamo potuta ancora ammirare in pieno, mai: perché di questo lungo tempo mai gliene è stato concesso. Insomma si può dire quello che si vuole, ma se a me chiedessero qual è stata la miglior partita di questo campionato, fino ad adesso, ma forse, anche di quelli scorsi, io ne sceglierei due: Roma-Fiorentina e Roma-Milan. E credo che troverei molti altri dello stesso parere. Ma la domanda, ora, è questa: senza di lui, ne vedremo altre di partite così? Punti, Scudetto, Champions, Europa League, retrocessione o salvezza, rigore che c’era e quello che non c’era, si parlerà di tutte queste cose, ma chissenefrega: vedremo ancora in questo campionato, un gioco del calcio espresso a questi livelli? Non credo.

Io a Djokovic vs Murray (i primi due del mondo del tennis), preferisco un Dimitrov vs chiunque: perché? Perché voglio vedere giocare a tennis, ma quello vero: e ho citato Dimitrov perché è un giocatore poco conosciuto e che non ha vinto nulla nella sua ancora giovane carriera, sennò potevo benissimo andare per un Federer o un Gasquet. Allo stesso modo, in questa stagione 2012-13, quando volevo vedere giocare a calcio, guardavo la Roma (forse quella del primo tempo, ma comunque la Roma) e l’anno scorso guardavo il Pescara in serie B. 

Ci sono sportivi o squadre che incarnano in sé la vera essenza del loro sport. Così lo sono state, sicuramente a sprazzi, “a partite”, le squadre del maestro Zdenek Zeman.