Peter Weir
Apro questa rubrica con un regista che nella mia personale ed ipotetica classifica di migliori registi sarebbe un “top five”. Con Peter Weir è stato amore a prima vista, con due film dalla caratura storica cinematografica universale: The Truman Show e L’attimo fuggente. Un regista che poi sono andato ad approfondire nel tempo, guardandomi altre opere significative della sua filmografia. Un autore immenso, nelle sue particolarità, e nel suo sguardo verso il mondo, che sa unire molteplici visuali e produrre altrettanti visioni: è commovente, è drammatico, è essenziale ed esistenziale, è umano, estremamente umano e vicino all’uomo contemporaneo, perciò attuale; è misterioso, è poetico quando canta la meraviglia della natura, della sua inesauribile e profonda potenza, che passa sia da un totale di un paesaggio siberiano di The Way Back, sia da un particolare di un insetto in Master & Commander.
Hollywood, soprattutto negli ottanta, ha proseguito nella sua consolidata tendenza a utilizzare artisti stranieri in opere totalmente distanti dalla loro formazione culturale, e capaci però di trovare una personalissima dimensione artistica, che ha contribuito negli anni ad accrescere la supremazia del cinema americano sul resto del mondo. Peter Weir è uno di questi artisti: il suo grande pregio, infatti, è stato quello di aver fatto conoscere al mondo il cinema australiano. Trent'anni fa usciva il suo capolavoro Picnic ad Hanging Rock, un film che per me è stato una rivelazione: un cinema che si apre al mistero, che diventa esso stesso mistero. Un film visionario, strano, che non dà spiegazioni, che ti porta in quel limbo pieno di domande senza risposte, e dentro al quale ti fa rimanere anche a visione ultimata, anche ogni volta che ripensi a questa storia che Weir ci ha raccontato: un limbo del quale è strutturata la nostra esistenza. Perciò un film anche pesantemente profondo e significativo. Come lo sono i più famosi è già citati The Truman Show e L’attimo fuggente: opere nei quali il regista australiano indaga la pericolosità del conformarsi dell’essere umano ad una forma che non gli appartiene, ad una condizione di automa che non lo rende libero di vivere autenticamente e sinceramente e di esprimersi. Nei suoi film Weir analizza il rapporto dell’uomo con il mondo circostante, che sia vero, come la natura - protagonista indiscussa delle sue opere, che rende Weir uno dei suoi massimo cantori attuali -, o falso come il mondo-reality in cui vive Truman. Un’analisi che il regista porta avanti con uno stile piuttosto classico, che grida a quel grande cinema rigoroso, meticoloso e preciso, che percorrerà sempre come linea indelebile e retta ogni anno della storia di questa Arte, tra influenze, innovazioni e nuove correnti d’avanguardia; ma anche evocativo, a tratti originale, e velatamente poetico. L’impatto emotivo è sempre tenuto al massimo quando guardi un film di Peter Weir, e anche il cervello è stimolato continuamente alla riflessione, perché gli spunti per farlo sono molteplici e dagli ampi confini, e i temi trattati esemplari.
Un profondo e critico narratore, che usa la macchina da presa per incantare, per sconvolgere, e infine per dare speranza.
Picnic ad Hanging Rock 9
L'ultima onda 7
Gli anni spezzati 8
L'attimo fuggente 9
The Truman Show 9
Master and Commander 8
The Way Back 7
“Casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buona sera e buonanotte” (The Truman Show)