Prima parte. Tra grandi film, e mezze delusioni.
Grandi film, non grandissimi.
- Hugo Cabret, fiaba sul Cinema, firmata Martin Scorsese. https://saltimbanque.webnode.it/news/hugo-cabret-di-martin-scorsese/
- La Talpa, film “di genere” sofisticato, del regista svedese Thomas Alfredson. Con un grande cast di attori. “Una spy story, che non vuole essere altro di più, che non vuole dire altro, perché quel di più lo trova già in sé stessa, in quella perizia e sapienza costruttiva che costituiscono la sua natura come genere cinematografico.” https://saltimbanque.webnode.it/news/la-talpa-di-tomas-alfredson/
- Reality, del confermatissimo Matteo Garrone, regista nostrano che permette al cinema italiano di mostrare ancora barlumi di speranza, fatta di qualità vera, cristallina, da preservare con cura. Col tono scanzonato di una fiaba, Garrone racconta la drammatica storia di un uomo sedotto dal mondo dei reality show.
- Moonrise Kingdom, ennesima opera-“mondo altro”, targata Wes Anderson. https://saltimbanque.webnode.it/news/moonrise-kingdom-una-fuga-damore-di-wes-anderson/
- Vita di Pi, sorprendente affresco esistenziale del regista de I Segreti di Brockeback Mountain (film non pienamente apprezzato dal sottoscritto).
Da citare anche L’arte di vincere di Bennet Miller, cinema d’antologia in ogni sua parte, ma forse un po’ freddino; 007 Skyfall, piacevole e ben fatto film della saga, firmato Sam Mendes; The Help, film ampio, importante, da “emozioni facili” (ma credo che ne abbiamo bisogno ogni tanto); Prometheus di Ridley Scott: non è Alien, ma è grande cinema; Quasi Amici di Eric Toledano e Olivier Nakache, storia di un’amicizia vera, che insegna valori importanti, morali; e C’era una volta in Anatolia del regista turco Nuri Bilge Ceylan, un film che esalta la regia e la fotografia su tutto, che prende come pretesto una trama dall’impianto “giallo” per parlare dell’Anatolia, e raccontare con profondità e struggente umanità l’animo dei suoi personaggi. Forse esaltando troppo, e raccontando troppo.
Le mezze delusioni invece:
- Lo Hobbit, non perché sia inferiore a questi sopra citati, ma perché doveva essere superiore. Semplicemente: superiore. Il perché? Perché la trilogia de Il Signore degli Anelli, per il sottoscritto, è, a oggi, ciò che di meglio il Cinema ha prodotto nella sua intera storia.
- The Way Back: una mezza delusione per me, perché Peter Weir è tra i miei registi preferiti, e da lui mi aspetto sempre prove del calibro di The Truman Show, Attimo Fuggente, Gli Anni Spezzati. Dopo anni di silenzio, speravo tornasse a stupirmi con un capolavoro. The Way Back capolavoro non è, ma resta comunque cinema di altissima maestria, e pertanto, da non perdere. Da vedere.