RITORNO AL FUTURO di Robert Zemeckis
21 Ottobre 2015. Oggi Marty Mcfly e Doc Emmett Brown giungono nel loro futuro, e nel nostro presente. Una data, a modo suo, storica. È il Cinema che l’ha resa tale. È un dono che la settima arte ha, quello di riuscire a conferire spessore e a dare valore e rendere mitico un qualcosa di comune, o un qualcosa che realmente non esiste. Pensiamo all’America, al suo fascino, al suo mito, costruiti sulle immagini indimenticabili che sono passate per il grande schermo. Oppure pensiamo a questa data, altrimenti innocua, se non fosse stato per l’epopea che Robert Zemeckis ha creato con la sua saga di Ritorno al Futuro, nel lontano 1985.
Sgomberiamo il campo dai dubbi: Ritorno al Futuro è un capolavoro della storia del cinema. Non è un film di fantascienza, né di commedia, seppur questi due generi lo costituiscono ed identificano, perché è principalmente un film d’avventura, ed è proprio questa caratteristica, questa matrice che ne conferiscono il senso primo ed ultimo, che lo rendono eterno, ancora oggi un film leggendario, perciò un capolavoro di questa arte. Zemeckis si inserisce, di fatto, nella scia che aveva principiato George Lucas con Guerre Stellari, e che Spielberg aveva continuato a seguire rendendola più a se stante con i film di Indiana Jones, e rivitalizza questo genere. Probabilmente è proprio in questo periodo, gli anni ’80, che si è toccato gli apici del cinema di avventura: seppur Guerre Stellari e Ritorno al futuro facciano pensare inizialmente e a buon motivo a film di fantascienza (lo sono), si fondano anch’essi nei caratteri del genere d’avventura, e proprio per questo diventano quei tipi di film che non ti stancheresti mai di vedere. Per il semplice motivo che quando un film d’avventura è realizzato con perizia, e conoscenza, curato nella verosimiglianza della storia, misurato nelle gag, preciso nei tempi e nel ritmo, con la giusta dose di mistero e di imprevedibilità capace di prenderti e “trattenerti” alla visione, e allo stesso tempo è capace di trasportarti in mondi lontani, nel tempo, o nello Spazio, o esotici della Terra, è lo spettatore ad essere coinvolto in ogni istante, a prescindere da tutto, e questo coinvolgimento si rinnova dopo ogni visione. Anche a distanza di anni dalla prima, o di pochi giorni dall’ultima.
Ecco, Ritorno al futuro si iscrive appieno in questa definizione, è essenzialmente un film d’avventura: ha in sé la caratteristica di essere qualcosa di illimitato, di vasto, di passionale e perciò emotivo, coinvolgente, istintivo, cioè illogico, ricco di tanti elementi, tra fughe, scazzottate, spettacoli, automobili e macchinari vari, “americanate”, gag e battute, ma, e qui risiede il paradosso, allo stesso tempo è interamente inserito in una struttura solida, forte, ben pensata e congegnata. È strutturato per via di una sceneggiatura che non lascia buchi, e dissemina banalità, ma è invece precisa in ogni parte, anche nella difficile descrizione dei viaggi temporali, e scrive momenti dei quali è già consapevole di poterli lasciare in eredità come impronte indelebili nella storia del cinema (e ce ne possono venire in mente tanti, un solo esempio: “Ehi tu porco levale le mani di dosso”); per via di una regia che caratterizza i suoi personaggi, li rende unici, in particolar modo i due protagonisti, ed è attenta più alla narrazione per immagini, cioè a far parlare l’inquadratura che le parole stesse; per via, anche e non di meno, di un montaggio che mantiene il giusto ritmo in modo oculato, attento e controllato. Ritorno al futuro si regge su questo paradosso: e tu spettatore ti senti costantemente in balia degli eventi, in un tripudio di situazioni che veicolano altrettante emozioni; ti aspetti sempre il colpo di scena, sei in attesa di capire come si risolva una determinata situazione, che quando poi ciò avviene, se ne presenta subito un’altra, anche più complicata della precedente; così tutto è apparentemente senza confini, che invece ci sono, e sono stati costruiti da uno dei più grandi maestri e narratori del cinema americano e mondiale, Robert Zemeckis.
Ritorno al futuro è perciò diventato un film cult, dall’importanza assoluta nella storia del grande schermo, e tutt’ora il suo eco non è destinato a scomparire, anzi, si accentua, e si alza, proprio in questo giorno memorabile. Non ci stanchiamo di vederlo e rivederlo perché è stato concepito proprio per non annoiare, per poterne godere continuamente: la creatura di Zemeckis è uno degli esempi di massima fruibilità nel cinema, e di altissimo livello come film d’intrattenimento, costruito con e per l’idea stessa di saper intrattenere, sfruttando quindi i già citati ingredienti del cinema d’avventura, essenzialmente, ma inserendovi l’elemento di interesse notevole, come in questo caso i viaggi nel tempo, e personaggi esilaranti e creati ad hoc già in sede di sceneggiatura, che mai si potrebbero dimenticare. Il risultato è qualcosa di irripetibile ed unico.
Quindi, buon Ritorno al futuro day.
Io attendo di incontrare Marty McFly!