Seconda parte
TERZO POSTO: Sebastian Vettel
È lui il campione del mondo di Formula 1 2012, per la terza volta consecutiva e all’età di soli 25 anni. Sicuramente questo sport ha trovato un protagonista indiscusso, un pilota, che amato o no, farà parlare di sé per molto tempo, che ha segnato e segnerà ancora, probabilmente, la storia della F1, scrivendone pagine importanti, indimenticabili. Sebastian quest’anno non è stato impeccabile, visto anche le difficoltà della sua monoposto nella prima parte di stagione. Per questo molti ancora oggi, e dopo tre titoli mondiali, criticano il giovane pilota tedesco di essere un vincente solo con una macchina vincente, se avesse guidato la Ferrari di Alonso, molti dicono, non avrebbe di certo vinto. Non condivido in modo estremo questo pensiero, ma in parte sì. Perché i fatti dicono questo, e non abbiamo nulla che ci smentisce: non si può dall’altra parte, di quelli che lo osannano, portare come prova il Gp di Italia vinto con la Toro Rosso, macchina sicuramente inferiore a molte in quella stagione; non si può perché le condizioni atmosferiche in quella gara erano favorevoli all’assetto della Toro Rosso, predisposto proprio a tali condizioni di pioggia. Certo è che Vettel fece una gara spettacolare, incredibile, dimostrando un limpido talento, guidando sotto la pioggia come poche volte si è visto: una gara che viene ricordata, Seb in un modo o nell’altro fa sempre storia! Sta di fatto, comunque, che Vettel ha vinto tre mondiali guidando la macchina più forte, più veloce, più imprendibile, una monoposto perfetta, impressionante nell’equilibrio di ogni singola parte. E quando la Red Bull non andava, vedi prima parte di campionato, anche il buon Sebastian zoppicava. Certo qui non stiamo a banalizzare o sminuire il suo talento, che c’è e la prova palese e sotto gli occhi di tutti è che il compagno di squadra con la stessa macchina, fa costantemente e visibilmente meno di lui puntualmente in ogni campionato del mondo. Vogliamo infatti parlare di questo pilota, non nei confronti di Webber, ma di quei piloti con i quali Vettel si è dovuto misurare per vincere questo titolo: Alonso, in primis, ma anche Raikkonen e Hamilton. E il confronto, a mio parere, è ancora pesante, seppur con tre titoli vinti. Perché parlando a questi livelli, e parlando di pilota, e solo di pilota, possiamo certamente addurre a Vettel il fatto di guidare una monoposto superiore a quella del resto della compagnia, soprattutto nettamente superiore alla Ferrari di Alonso: quindi, sarebbe stato imbarazzante e ridicolo, con una voragine tecnica di differenza tra le due scuderie, se Seb non avesse vinto. E poco mancava che non ci riuscisse. Per questo Vettel, per merito, per il sottoscritto, non può essere considerato superiore ai due che lo precedono in questo podio. Di lui, infatti, ricordiamo solo un’ottima prova da pilota, vera e propria, in Giappone, dove ha mostrato di nuovo a tutti la potenza inarrestabile di quell’ibrido macchina-pilota che è velocità pura, ed emozione unica. Gran Chelem, per un week end micidiale. Vettel quando recita la parte da dominatore assoluto lontano dalla bagarre e da sorpassi vari, è il migliore al mondo: e gli ultimi giri del Giappone, condotti a battere insistentemente il record, ma anche quelli ad Abu Dabhi, e Brasile, ne sono un esempio. Esempio anche chiaro di un combattente, che non molla mai, che c’è sempre, fino in fondo. Esempio di un pilota non completo, è vero, ma a modo suo, unico, originale. E vincente. Si può dire tutto e parlare tanto, ma alla fine, se non ti chiami Gilles Villeneuve, alla storia ci passi solo se vinci.
SECONDO POSTO: Lewis Hamilton
Dopo una stagione un po’ sottotono, in riferimento ai suoi standard, quella dell’anno scorso, in questo 2012 Lewis è tornato a mostrare a tutti gli amanti di questo sport e no tutta la sua immensa classe di pilota. Dimostrando di essere uno dei più forti, se non il più forte, pilota della Formula 1 moderna. Ha avuto una stagione altalenante, causa principale la poco affidabilità della sua vettura, che di fatto gli ha privato 3 vittorie sicure, e anche altri punti, e quindi la possibilità concreta di vincere il titolo. Perché la Mclaren è stata in fatto di velocità la vettura migliore dall’inizio alla fine: dominava la Red Bull quando questa stentava, combatteva ad armi pari nel finale. Però con la velocità ci fai poco se non riesci ad arrivare alla bandiera scacchi. La prima grande prestazione di Hamilton è stata in Canada, con due sorpassi perentori su Alonso e uno su Vettel, come per dire, fatevi da parte, oggi vinco io: quando Hamilton vince è sempre lui a farlo, il pilota, non la macchina, anche se questa è la più competitiva in tutto il lotto. Quando Hamilton vince percepiamo sempre che la vittoria è stata conquistata dal pilota e non dal bolide che guida: mai capita di sminuire le vittorie di Lewis con discorsi comuni come “eh con quella macchina vincevo anche io”, perché quando Lewis vince non lo fa mai banalmente, in modo scontato. Le sue vittorie ce le ricordiamo, sempre. Ogni sua gara è una dimostrazione di classe, di talento, di potenza, e paradossalmente di naturalezza di guida assoluta – esempio Ungheria. Hamilton è pilota vero, ogni sorpasso un inno alla velocità, ogni curva un inno alla perfezione stilistica di guida, ogni gara intrattenimento puro. Hamilton è sinonimo di spettacolo nella F1 di oggi: quando esce lui, come accaduto anche nell’ultimo Gp quello del Brasile, tutto si spegne un po’. Ed è sempre così: questo è un dato di fatto.
PRIMO POSTO: Fernando Alonso
Anche se per pochissimo (nella mia classifica sta davanti a Lewis di un solo punto), Fernando Alonso, a mio parere, è stato il miglior pilota in questo campionato del mondo 2012. Per poco, ma senza alcun dubbio, meritatamente. Ho sprecato fiumi di parole ed aggettivi per descrivere ogni sua gara, ogni suo tassello prezioso che ha composto lo splendido puzzle della sua stagione: un capolavoro, veramente! Fernando ha fatto miracoli, Fernando ha fatto vedere quanto è grande il suo valore di pilota, ha dimostrato che un pilota, con il suo piede sull’acceleratore, con le sue mani sul volante a disegnare traiettorie perfette, anche guidando un carretto può aspirare a vincere il titolo piloti; il suo conclusosi a tre punti da Vettel campione. A tre punti, con quella Ferrari: basterebbe questo per essere esaustivi sul giudizio di Fernando Alonso. Mai visto un Alonso così determinato come in questa stagione, così in palla fin dall’inizio, così deciso a perseguire il suo obbiettivo, così meticoloso nel suo lavoro, non solo nel week end, ma anche prima della gara. Ha costruito la sua classifica con vittorie di spessore, come a Valencia, dove compie una rimonta incredibile, frutto di una tenuta mentale impareggiabile, di una guida pressoché perfetta, micidiale, quanto imprevedibile. Come in Germania e quella pole alla Senna ottenuta sotto l’acqua. Come in India, una conduzione di gara monumentale, tra la partenza da antologia, il sorpasso alle due Mclaren da altri tempi (gloriosi!), e quello su Webber dopo averlo braccato e studiato per diversi giri: e ripeto guidava la Ferrari.
Quello che abbiamo visto in pista quest’anno della prima Ferrari, è tutto e in modo esclusivo merito suo: lui ha vinto, lui ha tenuto testa a Red Bull e Mclaren, lui ha quasi vinto un titolo mondiale. Lui, il pilota, da solo. Immenso.
PS: un consiglio: lascia la scuderia di Maranello. La Ferrari, questa Ferrari di questi ultimi tre anni non merita un pilota come te. Non lo merita. E tu, Fernando, meriti tutt’altro, meriti altri palcoscenici, meriti altri gradini del podio.