"Serviva sputare sangue"

02.07.2012 17:03

“Che si vinca o che si perda, che si stravinca o che si straperda, a Prandelli c’è solo da stringergli la mano.” Abbiamo straperso. “Abbiamo” perché mi sento parte di questa Nazionale, sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Ma io a Prandelli gli stringo la mano comunque. Il perché l’ho spiegato già abbondantemente. Certo, in questa finale, anche lui ha le sue colpe: anzi, più che colpe, difetti del suo operato, che dovrà correggere per diventare un allenatore più completo ed affidabile. Maggior importanza innanzitutto alla condizione atletica: i nostri ieri sera camminavano soltanto, e riuscivano anche a rompersi. Maggior cura al reparto arretrato, sia nelle scelte, sia nell’azione in campo: Barzagli, Chiellini, Abate, Bonucci, o fanno il salto di qualità, o fra due anni ci possiamo fare ben poco. Da chi era riuscito a “creare” un difensore centrale di assoluto rispetto come Gamberini alla Fiorentina, ci aspettiamo questo e più. Ci aspettiamo anche che Federazione e organi che stanno al di sopra del nostro selezionatore e preparatore, diano più importanza e spendano più tempo per l’Italia. Ci aspettiamo che chi lavora nel nostro campionato cerchi di valorizzare sempre più il settore giovanile italiano, invece che andare a cercare il talento all’estero: che sappia farlo crescere, che sappia tutelarlo e proteggerlo, che sappia farlo diventare un campione di qualità. A scapito, perché no, anche dei risultati.

Comunque, ieri sera noi abbiamo perso. Ma è più vera l’affermazione “la Spagna ha vinto”. Ha vinto la squadra più forte, che gioca al pallone in modo corale, a memoria, che è sempre presente sul campo prima a livello mentale e poi fisico, che porta ogni suo giocatore a sapere quello che fare in ogni istante di partita, senza il minimo calo di concentrazione. Si diceva alla vigilia, tutti, giornalisti e critici sportivi compresi, “con la Spagna si può vincere, perché ormai gli abbiamo preso le misure”. Io ho sempre sostenuto il contrario, cioè che loro hanno preso le misure a noi. E infatti ieri sera si è palesato in modo evidentissimo questo. Del Bosque ha preparato i suoi giocatori a giocare contro l’Italia, ha adeguato il suo gioco a noi, ha colto i punti deboli del nostro gioco e l’ha sfruttati a suo favore: difensori lenti nel cogliere cambi di prospettiva, colpiti da improvvise accelerazioni in verticale, ma che non partivano dal limite dell’aria, piuttosto dalla trequarti o addirittura da centrocampo. Ha capito i punti di forza del nostro gioco e l’ha limitati: Pirlo non è stato ingabbiato, piuttosto è stato innervosito: è pericoloso con la palla al piede? Semplice, impediamogli di prendere la palla: possesso palla asfissiante, e precisi anticipi, sono stati gli elementi di un perfetto gioco tattico in quella zona di campo. Io fossi stato Prandelli, l’avrei spostato più avanti ad agire da trequartista, al posto di Montolivo: perché lì per tutta la partita Pirlo è stato anonimo. Balotelli? Lui sì, ingabbiato, costantemente circondato da tre- quattro giocatori ogni volta che riceveva il pallone dai compagni. La Spagna ci ha battuto, perché la Spagna ha giocato contro l’Italia. Noi non abbiamo giocato contro la Spagna. No. Noi abbiamo giocato contro la Germania, o l’Inghilterra, come se, quanto fatto, bastasse già, per poter vincere.

Serviva il passo ulteriore.

Serviva sputare sangue.

Serviva entrare in campo con una mentalità diversa, meno gonfi e tronfi, ma a testa bassa, consci dell’impresa non impossibile che si poteva tentare e dell’obbiettivo, importante e significativo, oggi più che mai, per il nostro calcio e per il nostro Paese, che si poteva raggiungere.

Serviva che Chiellini avesse detto “Mister non gioco, non sto bene”, e così tutti gli altri spompati che sono entrati in campo, invece di timbrare a tutti i costi il cartellino, per dire “c’ero anch’io!”

Tre titoli in sei anni. La Spagna è la squadra più forte del mondo, oggi. Ma lo era anche prima di questa finale.

Serviva maggior rispetto.