Prima parte
STAGIONE FORMULA UNO 2012 Voto 7
“La grande illusione: si chiama campionato del mondo Piloti, ma a vincerlo è prima di tutto la macchina”. Alberto Sabbatini, direttore responsabile di Autosprint, intitola così il suo articolo, sul numero che traccia la sintesi di questa stagione 2012. E mi pare che sia un’affermazione perfetta per riassumere la storia di questo Mondiale di Formula 1, ma anche il suo spettacolo, le sue emozioni, tenute alte fino all’ultima curva dell’ultima gara, grazie a due grandissimi piloti e combattenti, Fernando Alonso e Sebastian Vettel. Ci siamo divertiti, non c’è da escluderlo: ci aspettiamo sempre di più ogni anno, e forse, con passi molto cauti e con andatura lenta (da Marussia, per intenderci), riusciamo ad ottenerlo. La Formula 1 di oggi riesce a dare al suo pubblico gran premi piacevoli, sportivamente combattuti, e grandi personalità di piloti, che stanno facendo la storia, e che ancora avranno molto da dire: per questo sentiamo di vivere in un periodo unico di questo sport, ci sentiamo parte di un corso storico di piloti, di cui si parlerà negli anni a venire. Perché gente come Hamilton, Alonso, Raikkonen, Vettel e mettiamoci anche Button, non ha nulla da invidiare ai grandi del passato, a piloti che sono stati veri e propri esponenti della velocità, nella sua più bella e significativa accezione.
La stagione 2012 ha avuto il pregio di mantenersi costante nel livello qualitativo fino all’ultimo Gp del Brasile, che forse per intensità e per spettacolo mostrato, risulta a conti fatti da scegliere come il migliore. Costante, quindi, ma senza veri picchi, come è accaduto lo scorso anno nel caso di Montreal, ma nemmeno con bruttissime gare: l’unica veramente noiosa, monotona, è stata quella corsa in Ungheria e vinta da Hamilton; ma anche in questo caso non si è scesi ai livelli di gran premi come quello spagnolo o quello di Valencia dello scorso anno, privi di tutto, poveri, inutili. E se pensiamo che invece quest’anno a Barcellona e a Valencia, si sono corse due delle migliori gare di questa stagione, questo fa capire di come gli equilibri di questa Formula 1 stiano cambiando, a favore di piloti e macchine, piuttosto che di circuiti. Il finale di stagione poi è stato entusiasmante: Abu Dhabi, Stati Uniti e il già citato Brasile, sono state gare di assoluto rispetto se si parla di Formula 1, ricche di eventi, di situazioni, di rimonte e sorpassi. Senza dimenticarci di Monza e dello spettacolo Perez, della Cina e della vittoria Mercedes con Rosberg e del sorpasso capolavoro di Button su Vettel, e la splendida Malesia corsa sotto l’acqua, entrambe gare caratterizzate da una serie impressionante di sorpassi, non mediocri, ma grandi sorpassi.
Bilancio positivo quindi, una Formula 1 che cresce, che deve mettere a posto ancora qualcosa – come l’imbarazzante divario tra scuderie di prima fascia e quelle di ultimissima – ma che fa ben sperare per il futuro.
SCUDERIE
- Red Bull. Voto 8. È una media tra la macchina vista a inizio campionato, e quella supersonica della seconda parte. Merito di una squadra, che a differenza di altre, sa fare di necessità virtù, e sa soprattutto cogliere i problemi e saperli migliorare, con competenza, con rischio ed efficacia. Vince ancora, non lo fa in modo scontato come l’anno scorso, ma dimostrando forza, convinzione e anche sana umiltà da lavoro. Assoluta protagonista della Formula 1 di oggi.
- Ferrari. Voto 3. Leggermente più dell’anno passato, perché ha presentato una vettura leggermente migliore, e molto affidabile, questo è da riconoscere. Ma con l’affidabilità i mondiali non li vinci, li vinci se sei veloce. E la vettura di Alonso e Massa non è stata veloce, mai. Ha dato l’impressione, ma era solo un’impressione, un’illusione, perché ad essere veloce non era la vettura, ma Fernando Alonso, che trasforma i carretti, facendoli sembrare bolidi. Merito suo dunque, tutto suo. Il resto è noia, è solite frasi fatte a inizio stagione e solite a fine stagione: la stessa minestra che non sa più di niente.
- Mclaren. Voto 6. Una macchina eccezionale, costante nel rendimento dall’inizio alla fine, e questo in un mondiale così lungo è sicuramente un pregio: è riuscita a stare al passo della concorrenza sempre, anche quando la Red Bull ha accelerato, pensando di liberarsene. Ha dimostrato in più di un Gran Premio di essere la macchina più veloce, ed effettivamente a livello puramente qualitativo questo è stato. Peccato che se una macchina veloce si ferma 9 volte su 10, 10 volte su 9 non vinci niente. Così è. La Mclaren è una certezza per i mondiali, è sempre lì, è sempre fortissima, ma non riesce a fare l’ultimo gradino, per raggiungere la vittoria. Un po’ come i suoi piloti.
Ottime prove per Force India, Williams e Lotus, anche se da quest’ultima ci si aspettava qualcosa di più al vertice; come per la Sauber, non al vertice, ovvio! Pessima invece la prova della Mercedes, incostante e per lunghi tratti della stagione veramente imbarazzante.
I PILOTI
Prima di scrivere dei primi tre, i fantastici tre di questa stagione, i piloti che l’hanno infiammata, che hanno dato più spettacolo e che hanno dimostrato più degli altri il loro talento velocistico puro, vorrei citarne altri che sono riusciti tuttavia, in modi diversi tra loro, a contraddistinguersi; per alcuni, guidando anche vetture non di primo livello. Parto con il ritorno di Iceman, Kimi Raikkonen, perché è stata veramente una boccata di aria buona, di cui la F1 aveva proprio bisogno: diciamocelo, il finlandese mancava un po’ a tutti, con quel suo modo di fare, in tal caso emblematica resta quella fuga tra le vie secondarie di Interlagos conclusa davanti ad un cancello, con il suo silenzio che parla più di mille parole, e con le sue parole, invece, che quando raramente si sentono, sono sempre taglienti, come quel collegamento audio ad Abu Dabhi. Ma soprattutto ci mancava la levatura di questo pilota, la sua classe, la sua costanza di rendimento (ha concluso tutte le gare al traguardo, stabilendo un nuovo record in questo sport), il suo stile di guida accurato, la sua cattiveria agonistica, espressa in giri veloci impossibili, e in sorpassi da brividi, che sono un inno alla velocità e alla Formula 1 nella sua originale essenza: come quello a l’Eau Rouge, in Belgio, a gas spianato, ai danni del maestro Michael Schumacher. Anche Jenson Button è pilota che si conferma sempre su alti livelli, ma se nella stagione scorsa, per il sottoscritto, era stato in assoluto il migliore, quest’anno è scivolato anche giù dal podio, per una costanza di prestazione che non c’è stata. Partito molto bene in Australia, sembrava destinato a tutt’altro ruolo, ma così non è stato: ad intermittenza, si è fatto notare come sempre per la sua immensa capacità strategica, unica in tutto il circus, e per la sua pulizia di guida, traccia binari Jenson e ci corre sopra; ma anche per qualche manovra, come il sorpasso su Vettel in Cina, che ci ricorda il grande pilota che è.
Le sorprese invece: fra tutte, sembra quasi impossibile, sembra un’eresia, si chiama Felipe Massa. Sorpresa in rapporto al carretto che guidava, non in rapporto a chi con quel carretto ci stava quasi per vincere un Mondiale: parte male, malissimo, anonimo per tutta la prima parte di stagione, si sveglia solo in Gran Bretagna, complice forse la paura per quel rinnovo che sarebbe potuto non arrivare più, come negli anni precedenti. Poi si riaddormenta, e lo vediamo solo nel Gp d’Italia, con una prova convincente e di carattere, e dal sapore speciale perché davanti al pubblico Ferrari. Poi non si ferma più, in successione ottime prove a Singapore e in Giappone, tanto da oscurare a volte anche il suo compagno di box. Poi ad Austin e ad Interlagos conclude degnamente il suo Mondiale. Mondiale ridimensionato, se sei un pilota Ferrari e se il tuo compagno di squadra fa quasi il doppio dei tuoi punti, ma pur sempre sopra i livelli di un pilota che è sempre stato piuttosto mediocre. Sergio Perez, più che una sorpresa è una conferma. Parte benissimo in Australia, e sforna una gara “superiore” subito dopo in Malesia, confermandosi tra i più in palla di inizio stagione. Da ricordare anche l’impresa canadese, rimonta dal 15esimo al terzo posto, inferiore di poco a quella incredibile, pazzesca e spettacolare a Monza: velocissimo, perfetto in ogni sorpasso. Una stagione da oscar per lui, riconosciuta con il premio del volante Mclaren per il prossimo anno. Uno dei nuovi talenti più in evidenza in questa F1, uno su cui puntare per il futuro. Un pilota che con il pedale e il volante ci sa fare, sempre al limite e senza paura. La scuderia tedesca ci ha visto lungo, e, secondo me, ci ha visto bene.
Da sottolineare anche l’ottimo mondiale dei due della Force India, Nico Hulkeberg e Paul di Resta, con Corea e Monaco rispettivamente, i GP che, per quanto fatto in pista, hanno vinto loro: due piloti che fanno sempre il loro dovere, che non rompono le scatole, e che dimostrano di essere due piloti da osservare in modo speciale. La grande stagione della Force India è soprattutto merito loro, della loro costanza, della loro abilità, del loro stile di guida, tedesco l’uno e puramente british l’altro.
Anche Romain Grosjean ha dimostrato in alcune gare di avere talento da vendere, come in Bahrain, in Canada, Valencia e Gran Bretagna, queste due in successione: se vi chiedono cosa significhi essere una seconda guida, voi rispondente Grosjean, perché lui è la vera seconda guida, e dire questo non è sminuire, affatto. Certo, però, quando non veste i panni dell’assassino...sotto quel punto di vista deve sensibilmente migliorare. E molto.