THE AVENGERS di Joss Whedon

25.04.2012 20:22

Dopo essere venuto a conoscenza di questo progetto che vedeva messi insieme per la prima volta nel grande schermo un’accozzaglia dei più famosi eroi Marvel (anche senza i due decisamente importanti e significativi come personaggi, Wolverine e Spiderman); dopo aver visto il trailer, un po’ sciapo, che ha solo confermato maggiormente le mie perplessità venute fuori già dalla lettura del soggetto, non mi aspettavo sinceramente nulla di buono: il solito film fazioso americano, tanto fumo e niente arrosto. E invece, a visione ultimata, mi sono dovuto ricredere. L’opera, firmata Joss Whedon, si fa apprezzare piacevolmente, più che a livello tematico - che sicuramente è più approfondito che in altri film spettacolari di supereroi e non -, a mero livello squisitamente cinematografico.

La trama è semplice: lo SHIELD, la fortezza nel cielo, deve affrontare la minaccia portata da Loki, il villan di turno, che è entrato in possesso del Tessaract, una fonte di energia inesauribile, della quale si vuole servire per far nascere una guerra tra due mondi e assoggettare di conseguenza tutta l’umanità al suo potere. Come fare? La soluzione di Nick Fury, interpretato da Samuel L. Jackson, è quella di dare voce ad un vecchio progetto, cioè creare una squadra dei supereroi più potenti del pianeta, per collaborare insieme alla salvezza di tutti. Ed è proprio su questo che si impianta il film di Whedon e sul quale lo stesso regista pone l’essenza della sua opera. The Avengers è, banalmente, il primo film del cinema moderno che mette insieme più supereroi allo stesso tempo: non è altrettanto banale, quindi, ma, piuttosto, doveroso, ragionare sul concetto di squadra, di unione, di aggregazione, di compartecipazione: riflettere a cosa l’incontro e lo scontro tra queste personalità avrebbe portato. Abituati a combattere da soli, ad affrontare i pericoli senza l’aiuto di altre persone speciali, a reggere sulle proprie spalle il peso della salvezza del mondo, gli eroi coinvolti hanno, chi per un verso chi per altro, sviluppato personalità individualistiche, ognuna retta da propri tornaconto personali. Thor preso più dalle questioni familiari, in quanto Loki è suo fratello adottivo; il dottor Banner a fronteggiare continuamente il suo doppio, Hulk; Tony Stark- Iroman che vuole far luce su segreti nascosti dello SHIELD; Capitan America che vuole dimostrare nuovamente il suo valore, dopo essere rimasto congelato e quindi lontano dal mondo e dal tempo per lunghi anni; Vedova Nera che in tutti i modi vuol togliersi quella nota rossa sul registro, e quindi dimostrare la sua redenzione. Si unisce a loro, solo per la battaglia finale, anche Occhi di Falco, inizialmente assoggetto al potere di Loki. Il mix tra queste personalità tanto differenti tra loro, inizialmente non funziona: tra prese in giro e siparietti anche divertenti, che vedono come unico mattatore Robert Downey Jr. nel ruolo di Stark, e che mettono in luce tutta la bontà di una sceneggiatura che proprio sui dialoghi arguti trova i suoi picchi; tra feroci scontri, verbali e fisici, e anche ideologici; e tra pigrizia nel lavoro da svolgere per una sottovalutazione superficiale della portata universale catastrofica del problema, che porta a privilegiare prima i propri interessi, si dispiegano tutte le debolezze di forti individualità che non riescono a fare comunità. Persone speciali, uniche, che si smascherano, perdono l’aureola e si mostrano per quello che sono veramente. E Loki attacca proprio su queste debolezze per distruggerli. Sarà pertanto un singolo evento, che darà a tutti quel  qualcosa che mancava: per accomunarli. Una motivazione, che diventa punto fisso dei loro pensieri individuali, ma che si tramuta in medesimo obbiettivo, unico: la vendetta. Perché di vendicatori stiamo parlando, e non è strano, quindi, che questo evento sia stata la morte dell’agente Phil Coulson, persona che più di ogni altra credeva nel progetto della “squadra”, e al quale, anche per questo motivo, tutti si sentivano legati. Legati, unione, coesione: rappresentata in modo intelligente dal regista Whedon con un emozionante piano sequenza, scandito dalle note del mitico Alan Silvestri (autore della colonna sonora del film), che mostra finalmente tutti gli Avengers insieme, in guerra a combattere le forze nemiche. Lo stile registico è prezioso, fa forza spesso anche su virtuosismi, necessari e coerenti in questi casi come non mai, se vuoi parlare di supereori con superpoteri e sentirti o far sentire il pubblico, in qualche modo, parte di loro. Mostra l’azione con sapienza e cura, usando gli effetti visivi per enfatizzare lo spettacolo, senza diventarne il fine; a volte documentaristico con camera a spalla, per rendere realistica la guerra, con le sue macerie e le sue ferite. Whedon segue i suoi eroi, non lasciandoli mai soli: a volte da lontano, come spettatore, a volte da paparazzo, attraverso specchietti retrovisori di auto distrutte, o nascosto dietro ad un muro, o nello stesso abitacolo di qualche auto. L’intrattenimento è assicurato, lo spettacolo non manca, i gesti eroici pieni di valore nemmeno.

Non siamo ai livelli del Batman di Nolan, e nemmeno, forse, dei primi due Spiderman di Raimi, ma il film di Whedon si regge molto bene nel mixare la cultura dello spettacolo americano, fatto di azione, con la stessa commedia più trasandata del nuovo continente. E in questo mix trova proprio la sua originalità.

VOTO 7

Ps: il miglior cameo di Stan Lee.