"Muri Silenziosi"
Vorrei partire subito dalla mezza delusione del “pomeriggio corti”. NOSTOS di Santa de Santis e Alessandro D’Ambrosi. Intendiamoci, non è un film da buttare, anzi, è realizzato molto bene. Ma come ho già detto ieri, la qualità dei corti in concorso è molto alta, e di conseguenza anche il livello di adeguamento si è alzato, ed è stabile su piani alti. Ecco Nostos non è a quel livello, come altri corti, già proiettati o visti oggi, ma non per questo significa che siano pessimi film. Sicuramente, tra tutti, Nostos rappresenta un po’ una delusione, per l’aspettativa che, giustamente e molto bene, era riuscito a creare in mattinata durante la sala stampa. Per la buona impressione che hanno suscitato i due autori. E per il budget davvero importante che ha sostenuto il film alla base. Notevole, dato che si parla di un cortometraggio di circa 20 minuti. La storia raccontata non sa di originale o rilevante, profumo di cui respirano piacevolmente e, direi necessariamente, la maggior parte delle idee in concorso. E la trovata del sogno sembra inserita solamente per rendere il tutto più lungo: alla fine il film tratta di un soldato che torna dalla guerra. Fine. Un po’ poco.
Degli altri corti di oggi da segnalare invece, INTERCAMBIO (un fotogramma del film, in alto), film spagnolo come lo splendido gioiellino di ieri, Dulce. Firmato da Antonello Novellino e Antonio Quintanilla, il corto è il più pesante, per angoscia, fin’ora visto. Una realtà tosta, quella presentata dai due autori spagnoli: a cosa porta la guerra; a cosa si è costretti per non morire di fame. Anche noi spettatori digeriamo a fatica. Ma è bene che rimanga un po’ in gola. E che vada anche di traverso. Avevamo bisogno di essere drammaticamente scossi.
Interessante lo spunto, e la messa in scena di LA VALIGETTA di Sebastiano Melloni, e di EXPIRED del noto attore Marco Bonini (foto a fianco). Entrambi molto brevi di durata, soprattutto il primo (solo 3 minuti) riescono comunque a raccontare in questo piccolo spazio, vicende molto più ampie, di tempo, ma soprattutto di significato: rapporti umani, interazioni tra persone, che si trovano ad affrontare problemi quanto mai attuali, come la mancanza di lavoro, nel caso del corto di Melloni, o il divorzio, in quello di Bonini.
E infine cito anche IL BANDO di Gianluca Sportelli, per la verve comica, simpatica, per l’originalità e la freschezza di quello che racconta. Un sogno, anche in questo caso. Ma qui ha un senso logico, è più interessante nello spunto, e va a sottolineare tutto un mondo interiore della persona, del protagonista. Non nasce da ritagli di giornale.
THE FOREST IS RED di David Jakubovic
Senza mezze parole, il miglior film visto fino ad ora al Festival. Particolarissimo, visionario, prepotente e a tratti potente. Un film indipendente americano, girato con solo sei persone a formare la troupe, e alcuni giorni addirittura in due soltanto (regista ed operatore). Cosa questa che non si nota per niente, anzi il film ha il sapore del cinema vero, d’autore, realizzato con cura in ogni suo processo produttivo.
La storia del giovane Nathan, schizofrenico, ossessionato dalla fede in un dio strano almeno quanto lui, ci fa spesso tenerezza. Vive da solo, o meglio insieme soltanto alle sue molteplici personalità, rappresentate sapientemente dal regista attraverso inquadrature di riflessi che moltiplicano il suo personaggio. Non riesce a instaurare rapporti con gli altri, soprattutto con le ragazze. Egli stesso si rende conto di questa sua condizione, e si dispera spesso perché non riesce ad uscirne. Ma la vita di Nathan in tutta la sua irrazionalità ci fa riflettere.
Perché Nathan ascolta una pazza vecchietta che gli chiede di piantare marmellate, per far crescere alberi di marmellata in modo da far felici in futuro tutte le persone. Ed egli stesso ci crede.
Perché vede visi nel cielo, e finestre in terre. Visioni di un mondo di speranza.
Perché si mette la giacca quando alla sua porta bussa la ragazza innamorata di lui, ma non ricambiata. Perché scrive poesie, che diventano canzoni. “Muri silenziosi”, si intitola una di queste, che va ad evidenziare forse il tema più importante della pellicola di Jakubovic: la gente strana, diversa, che non ha parole in questo mondo, con la quale nessuno vuol parlare. Muri silenziosi, appunto: lo stesso Nathan, ma anche la ragazza sorda, che vuole uccidersi. Due anime che, inevitabilmente si incontreranno.
Un impatto da Following di Nolan, percorre quasi interamente la sua linea stilistica, dall’uso del bianco e nero, alla mdp che spesso si scopre nell’atto del seguire i vari personaggi della sceneggiatura: anch’essa firmata dallo stesso Jakubovic.
Decisamente uno degli artisti più interessanti e apprezzati al Festival.
Ah, tra l’altro: a Tolentino direttamente dagli Stati Uniti.