Quell'estate...Festival di Tolentino 2012
Quell’estate di Guendalina Zampagni è stato il film d’apertura del Tolentino International Film Festival. Una serata d’apertura condita da tanti ingredienti. Più o meno buoni.
La bellezza di Diane Fleri. Perché bella è bella. E anche brava, ovvio. Nel film della Zampagni che ha aperto il concorso offre un’interpretazione sincera, precisa, ed equilibrata nello stare in bilico tra più situazioni diverse, momenti ed emozioni contrastanti. Persona socievole, solare e sorridente. La sua linea artistica è condivisibile e apprezzabile: accettare la qualità. Non vendersi.
La performance della ballerina Silvia Bastianelli. Particolare, non c’è dubbio. Ma sacrificata: limitata dal minuscolo palcoscenico, una torretta alta a livello dello schermo, che ha impedito alla ballerina di esibirsi con piena naturalezza. Perché la paura di cadere smorzava i movimenti, non fluidi come avrebbero dovuto essere. Lei è brava. Come sempre.
La gaffe di Elisa Sensi, giovane aspirante attrice, che questa sera, insieme a Marco Martini, ha rivestito i panni della presentatrice. Confondere uno sponsor per un altro può essere pericoloso. Ma io alla fine sono stato seduto comodo. Come tutti gli altri, penso. Ed è quello che conta. Per lo sponsor.
La particolare bellezza del blue carpet. Originale. Dal fascino più misterioso del classico caldo red.
Quell’estate di Guendalina Zampagni.
Lo salviamo. Perché il film è buono, apprezzabile, e si lascia guardare. Non eccelle, ma credo che non pretende nemmeno di farlo. La vicenda di ogni componente di questa famiglia, che la regista ci racconta, riesce a coinvolgere attraverso sentimenti semplici, e sinceri soprattutto. L’atmosfera da commedia, che strappa più di qualche risata, arricchisce notevolmente una sceneggiatura che, alle fondamenta, risulta piuttosto scontata, donandole originalità espressiva, e contribuendo a dare anche alle situazioni drammatiche uno spessore diverso. La regia svolge il compito, e forse avrebbe potuto osare di più. Non mancano tuttavia sequenze stilisticamente interessanti, che raccontano sfruttando solo la potenza delle immagini e di un volto in primo piano. Senza dilungarci e allargarci troppo, un film che prende la sufficienza. Con un pò di poesia in più, sarebbe stato diverso.
«“Cinema italiano” e “fatto bene” sono affermazioni che spesso, purtroppo, non vanno d’accordo.» Ha detto stamattina in conferenza stampa Lorenzo Lombardi, direttore artistico del Festival. Condivido. Oggi, però, a conclusione della giornata mi sento di dire che la competizione, soprattutto di alcuni corti nostrani, di notevole fattura, davvero, ma anche del film d’apertura con Diane Fleri e Alessandro Haber, ha smentito questa asserzione.
Smentire. Spesso il cinema indipendente lo fa. Nei confronti del “cinema italiano dell’ovvio” che passa nelle sale. Solo che nessuno se lo fila.