Tra le ridenti pianure marchigiane...si ride

07.06.2012 20:06

Innanzitutto il viaggio. Arrivare a Tolentino è stato piacevole, perché non esageratamente difficile, sono stato aiutato dalla guida del navigatore (di Yensel Corcino Cabral, noto supervisore cinematografico), ma soprattutto perché i paesaggi sono di una bellezza particolare: colline con campi fioriti costeggiavano la strada, che assumeva sempre più la forma di una road americana, isolata e con poco traffico. Paesini arroccati ti stimolano ad alzare lo sguardo per ammirare le loro caratteristiche architetture. Uno di questi, forse più di un paesino, ma senza allargarci troppo, è Tolentino, sede del Festival. Spero, nei successivi giorni della mia permanenza qua, di avere modo di visitarlo un po’ meglio, invece che solo di passaggio, perché all’occhio (e solamente all’occhio, per ora) merita, decisamente.

Il multiplex poi mi ha sorpreso positivamente: per l’arredamento, basta dire che alle pareti vanta appesi originali di Modigliani, ecco non quadri qualsiasi. Altri di Andy Warhol, e per completare, l’opera pittorica migliore raffigurante l’inquietante Alex di Arancia Meccanica (per un tocco di Kubrick), inserita proprio oggi da Massimiliano Giometti in persona dietro il bancone del bar, realizzata da Andrea Brizi, creatore artistico anche del premio il Totò Blu, interamente lavorato a mano. E le sale? Ampie, con poltrone Frau, comodissime. Anche troppo, perché il corto con il noto poeta Erri de Luca, è stato piuttosto soporifero e ha quasi provocato il primo classico sonno da sala: da evitare. Ma “Sono solo parole” direbbe Noemi a proposito di Di là dal vetro: troppo filosofico, troppo poetico, troppo basato su frasi ad effetto che cercano di veicolare sentimenti piuttosto scontati. È giusto e di valore che un film abbia dentro di sé degli aforismi, di quelli belli, profondi, che lasciano il segno, anche nella memoria. Ma non può accadere il contrario: cioè che un opera poetica e/o filosofica abbia dentro di sé un film! Assurdo eh? Prima di tutto creiamo un film, poi ci mettiamo dentro tutta la filosofia che vogliamo. Dalla nota dolente, posso però sicuramente affermare che il resto della programmazione dei corti oggi proiettati, è stata di buon livello. Due, in particolar modo, si staccano dagli altri per qualità tecnica, e anche quantità oserei dire, perché ben riempiti di cinema, nella loro comunque breve durata. Parlo di Tapperman, dalla Svizzera, di Alberto Meroni, film stilisticamente subito riconoscibile come “non italiano”, nell’atmosfera grottesca, creata grazie anche all’uso di caratteristiche inquadrature, e nell’apparenza patinata. Regia in evidenza, nel saper sintetizzare, caratteristica quanto mai necessaria per la realizzazione di cortometraggi. Di forte impatto anche Oggi gira così di Sydney Sibilia, con Pietro de Silva, che mette in scena un’interpretazione di spessore. La storia del film, originale, è costruita sapientemente, ed è molto ampia e strutturata per essere quella di un cortometraggio. Le vite dei personaggi son ben definite singolarmente e riescono anche ad intrecciarsi bene nello sviluppo “collettivo” della vicenda. L’elemento humour è importante. Si ride. Ma per riflettere. Tra l’altro anche in Tapperman il sorriso aveva il suo valore.

Jabal- Ali di Ghiaccio, nella sezione Be Italian del festival, lungometraggio degli autori siciliani Arlotta e Campisano – direttamente da Catania presenti a Tolentino - è un thriller-sentimentale dal buon potenziale, ma non sfruttato. Peccato.

 

Ah, intanto la nostra Sara Errani è riuscita a raggiungere la finale del Roland Garros. Per dire. Buon potenziale. Sfruttato ottimamente, in questo caso.